Feeds:
Articoli
Commenti

stefano cucchi

di Giovanni Russo Spena e Gennaro Santoro (www.aprileonline.info)

Non bastano i segni sul corpo martoriato, non bastano le parole dei genitori che, invano, hanno tentato di far visita al loro figlio in carcere. Il sottosegretario Giovanardi ha già risolto i tanti dubbi su questa morte: Stefano Cucchi sarebbe stato ucciso dalla droga. E la criminalizzazione va avanti

Sono gravissime le dichiarazione del sottosegretario Giovanardi secondo il quale Stefano Cucchi è stato ucciso dalla droga. Gravissime perché si specula su una vicenda drammatica. Perché si calpesta la morte di una persona per sponsorizzare una propria ideologia bigotta e demagogica. Senza ritegno, senza senso di umanità, senza rispetto per la famiglia di Stefano e per i consociati. Forse il sottosegretario voleva dire che la legge sulle droghe, riscritta da lui nel 2006, ha ucciso Stefano.

La cosiddetta Fini-Giovanardi, infatti, con la criminalizzazione del mero consumatore di droghe e l’abolizione della distinzione tra droghe leggere e pesanti, ha comportato l’aumento a dismisura degli ingressi in carcere di meri consumatori di droghe leggere (in molte parti del mondo legali) che non reggendo l’ambiente carcerario si sono tolti la vita.

Forse il sottosegretario voleva dire che la fabbrica della paura, della criminalizzazione del diverso, fatta propria dal governo di destra, oggi come ieri, ha legittimato l’abuso di chi (carabinieri, polizia penitenziaria o personale medico, sarà la magistratura a dirlo) aveva il dovere istituzionale di “sorvegliare” (e non punire con la morte) Stefano durante l’arresto e il successivo ricovero. Un governo che troppo spesso dimentica l’insegnamento di Bobbio secondo cui il rispetto della persona umana è una pre-regola del gioco democratico e nessuna maggioranza, neanche se avesse l’unanimità dei consensi, può calpestarla. Su questioni di esistenza, di salvaguardia della pre-regola del gioco democratico, non ci faremo mai mettere in minoranza.

La morte di Stefano non è opera di qualche “mela marcia”. Chi scrive ha rispetto del lavoro delle forze dell’ordine e degli operatori sanitari che svolgono attività nei confronti di chi è privato della libertà personale. Tuttavia, l’impunità di tali soggetti allorquando commettono delitti (Genova insegna) e, parallelamente, la criminalizzazione del diverso (lo straniero, il consumatore di droghe leggere, chi si fa promotore di lotte sociali, etc) perpetrata dagli ultimi governi di centro destra legittimano drammaticamente condotte “deviate” di chi, a vario titolo, ha a che fare con indagati, imputati e condannati.

Se un sottosegretario del governo afferma che Stefano è stato ammazzato dalla droga, appare evidente che lo Stato di Diritto, la primazia della legge e del rispetto della persona umana in quanto tale (a prescindere dal suo stile di vita), è ormai diventato un ricordo nel Belpaese, un tempo “culla del diritto”, oggi baratro del rispetto dei diritti fondamentali, finanche del diritto alla vita.

PIERO MARRAZZO

di Alessandro Zan

E’ la seconda volta in pochi mesi che a una persona con incarichi di responsabilità, il direttore dell’Avvenire Boffo prima e ora il governatore Marrazzo, viene distrutta la carriera attraverso la rivelazione pubblica del loro privato.

Nel primo caso per una vergognosa trappola orchestrata da Il Giornale di Berlusconi, mentre nel secondo per una estorsione basata su un ricatto da parte di quattro carabinieri deviati.

In questo paese si contano sulle dita di una mano le personalità che hanno una carriera professionale ai massimi livelli e ammettono pubblicamente la loro omosessualità o bisessualità. Ma di omosessuali che fanno carriere nei loro ambiti professionali e che tacciono il loro orientamento sessuale ve ne sono a centinaia di migliaia.

A tutti loro, il messaggio che viene da questi episodi è chiaro: vi sono magistrati corrotti, politici mafiosi anche condannati pubblicamente ma se sei gay e lo veniamo a sapere, la tua carriera è in gioco e tu sei ricattabile.

E hai un bel dire, anche a sinistra, che la privacy di un uomo politico esiste ed è un diritto. Lo stesso PD si è adoperato per chiedere la sospensione di Marrazzo. Umanamente, a Marrazzo, posso solo esprimere la stima per il buon lavoro fatto da governatore del Lazio e come giornalista e difensore dei diritti civili. Capisco la sua reazione umana di paura davanti a quattro ufficiali dell’Arma che lo sorprendono e lo ricattano nell’intimità.

Mi chiedo però il perché di una dimissione motivata da “debolezze personali”. Essere gay o bisessuale non è una debolezza ma una delle espressioni della sessualità e dell’affettività. Se lo avesse capito, la gestione del suo dramma personale forse avrebbe avuto esiti diversi.

Fonte: www.sinistra-democratica.it

Sinistra e libertà

Venerdì 16 ottobre alle ore 19

presso il Centro Sociale Tirassegno a Fermo

inaugurazione della nuova sede di Sinistra e Libertà

interverranno i Compagni:

GLORIA BUFFO e CLAUDIO FAVA

(Coordinamento Nazionale di Sinistra e Libertà)

A seguire Cena con salumi marchigiani, penne all’arrabbiata e la prima

FESTA della PIZZA (ROSSA!)

+ dolci e vino a volontà

E’ gradita la conferma di partecipazione ai seguenti numeri:

320.1771383 (Carlo) – 340.0614950 (Gigi)

lapide PD

di Alessandro Robecchi (www.alessandrorobecchi.it)

Un sincero ringraziamento al Partito Democratico e ai suoi leader che lottano per la segreteria è venuto ieri sera da mafiosi, evasori fiscali, riciclatori di denaro, appassionati del falso in bilancio e delinquenti vari che per anni hanno sottratto soldi al fisco e dunque ai cittadini italiani.

Ieri alla camera si votavano le eccezioni di costituzionalità del famoso Scudo Fiscale di Tremonti, un condono tombale per evasori fiscali che hanno accumulato all’estero oltre 300 miliardi di euro. Il PD ha urlato, ha strepitato, si è opposto con tutte le sue forze. Ha scritto cose terribili sul suo sito, come per esempio che nello Scudo Fiscale c’è l’impunità per il falso in bilancio, che “Mediolanum già ne approfitta”.

Sul sito del Pd ieri c’era un titolo che parlava chiaro: “Evasori e mafiosi, ecco chi ci guadagna con Tremonti”. Coraggiosi, eh? Il segretario Franceschini ieri ha tuonato: “E’ uno schiaffo a tutti gli italiani onesti!”. Bravo! Purtroppo, la mozione sulla incostituzionalità dello Scudo non è passata. La mozione è stata battuta con 267 no, 215 sì e 3 astenuti. Sarebbe bastato che i deputati del Pd fossero andati a votare. Non tutti, ma qualcuno in più. Erano invece assenti in 59, più di uno su quattro ha deciso che aveva di meglio da fare che combattere mafiosi e evasori.

Il Pd ha dunque oggettivamente regalato lo Scudo Fiscale al governo Berlusconi. Bersani? Non c’era. D’Alema? Non c’era. Franceschini? Non c’era. Di fatto una vera e propria astensione: assente il 27 per cento del partito, complicità sufficiente a far passare la truffa dello Scudo Fiscale (che si poteva agevolmente bloccare per sempre) su cui oggi si vota la fiducia.

La base del Pd, ammesso che ci sia ancora una base, fa incetta di sacchetti per il vomito. Gli evasori fiscali, invece ringraziano sentitamente e ieri sera hanno posto una targa che ricorda la luminosa giornata del Partito Democratico e il suo prezioso apporto alla giustizia in Italia.

attentato kabul

 

di Claudio Fava

Nel momento in cui ci uniamo al dolore delle famiglie dei soldati caduti e alla sofferenza dei loro compagni feriti, chiediamo che sulle modalità e l’opportunità dell’intera missione in Afghanistan, non solo della partecipazione italiana, ci sia una riflessione seria, franca e immediata. La parola ritiro non può e non deve essere più un tabù.

Se dopo otto anni l’unico prodotto di questa missione è l’esposizione di tutti i militari al tiro a bersaglio dei talebani, è il segno di una grave insufficienza nella strategia politica. Al dolore di queste ore occorre affiancare il dovere di un bilancio non emotivo: la missione internazionale di “peace keeping” è sostanzialmente fallita e si è trasformata in una guerra, le elezioni presidenziali hanno registrato un livello imbarazzante di irregolarità, la sicurezza nel paese non è mai stata così precaria. E fuori da ogni retorica, gli italiani – come tutti gli altri soldati – sono percepiti da una parte della popolazione afghana semplicemente come occupanti.

Occorre ragionare su una nostra immediata exit strategy militare che serva a restituire piena responsabilità alle risorse della politica e ai suoi organismi internazionali, lavorando affinché le Nazioni Unite lancino rapidamente una conferenza di pace.

 

Altan

di Oliviero Beha

Seguo con interesse la Festa Nazionale del Partito Democratico, a Genova, nella ricerca di un’idea. Fatico. Mi ricordo che le idee da sempre camminano con le gambe delle persone. Forse è lì il punto. Non rifuggo neanche dall’occhieggiare stampa e tv sul Meeting di Comunione e Liberazione cominciato ieri, insieme al campionato di calcio (C1 non prevede anticipi), e dedicato principalmente alla conoscenza. Pare soprattutto non quella esteriore, e fin qui è chiaro il concetto: non ci vien detto nulla di quel che accade, e grazie che la conoscenza scarseggia. No, si tratta precipuamente di conoscenza interiore.

Domanda: ma dov’era CL mentre il Paese imboccava il tunnel in cui ci troviamo, di fuori ma davvero forse soprattutto di dentro, il tunnel “interiore” per capirci? Che facevano, per chi votavano, per chi non votavano, che esempi davano (per carità, massima stima per le forme di volontariato che hanno sviluppato, eppure nel frattempo il Paese andava giù, giù, annegando….Politicamente, che bagnini sono stati ?), quanto si identificano in vita e opere di Berlusconi e dei berluscones di destra e di sinistra?

Mi sono ripreso dallo sconforto leggendo Travaglio su Feltri <http://antefatto.ilcannocchiale.it/2009/08/22/feltri_uahahahahahah.html&gt; “cavallo contro Agnelli” (l’uomo è un driver di razza), certo un calcio di rigore ma bisogna saper tirare anche quelli. E poi ho seguito l’analisi di Padellaro su Veltroni <http://antefatto.ilcannocchiale.it/2009/08/22/la_versione_di_walter.html&gt; e il suo “Noi”, imperdibile scritto in libreria dove note, asterischi, e nuvolette di fumo certamente non impediranno la ricostruzione cronistica dell’avventura di Walter, leader estemporaneo del PD figlio della Forleo (ma sì, le intercettazioni sulle scalate bancarie, non fate finta di non capire…). Mettendo insieme un po’ di queste cose, mi è venuta un’idea balorda. Si sta cercando un leader per l’accrocco che era nato forse interessante, specie dal punto di vista dei beni da mettere in comune tra DS e Margherita, ma che poi si è rivelato poco partito e poco democratico? Il che, per un Partito Democratico, potrebbe rappresentare un piccolo problema? Si cercano dunque delle gambe per delle idee?

E chi è il più intelligente in circolazione in tali contrade, essendo fuori gioco il votivo Ferrara (Giuliano)? Di sicuro e per acclamazione Massimo D’Alema, che punta a rigovernare -nei due etimi del verbo- per l’ennesima volta il partito anche se per interposto Bersani. E che cosa c’è che non va in D’Alema ? Non scherziamo, scrivo sul serio.

Questa è la folgorazione: il nome. O meglio il cognome, quello che non va non è lui ma il suo cognome che sa leggermente di stantio. Deve cambiarlo, esattamente come è stato fatto negli ultimi diciotto anni a ogni pie’ sospinto per il nome del Partito, rimanendo le persone quelle stesse e non altre. Ebbene, vada per D’Alema ma a condizione che cambi cognome. Che problema c’è? Ha cambiato lo storico PCI, perché per convenienza e senso di opportunità e nuovismo non lo può fare anche il leader Massimo ? Rimarrebbe quindi solo da decidere il cognome nuovo. La butto lì, senza nulla pretendere in royalties, che casomai girerei a Maurizio Costanzo responsabile della comunicazione del PD…Secondo me potrebbe andar bene Pizzighettoni (se non si offendono gli omonimi), perché è popolare, è “vicino alla gente”, “recupererebbe il Nord con la sua eufonia paraleghista”, finisce in “oni” , desinenza che a qualcuno porta bene (non è Veltroni) e comunque può rimare con una sorta di autocritica. Sì, Pizzighettoni, potrebbe andare. Se mi dovessero interpellare da Genova suggerirei Pizzighettoni. Ma forse anche per Rimini e Cl, forse anche come Direttore del Giornale, forse anche in luogo del writer Veltroni (la storia è parallela…) ci vorrebbe un bel Pizzighettoni. Su, coraggio, non sottovalutate il potere dei nomi specie dalla Bolognina in poi, la svolta è dietro l’angolo.

 

alex zanotelli

di Alex Zanotelli – direttore Mosaico di Pace

Il Senato ha approvato oggi il cosiddetto Pacchetto Sicurezza del ministro degli Interni Maroni.

Mi vergogno di essere italiano e di essere cristiano. Non avrei mai pensato che un Paese come l’Italia avrebbe potuto varare una legge così razzista e xenofoba. Noi che siamo vissuti per secoli emigrando per cercare un tozzo di pane (sono 60 milioni gli italiani che vivono all’estero!), ora ripetiamo sugli immigrati lo stesso trattamento, anzi peggiorandolo che noi italiani abbiamo subito un po’ ovunque nel mondo.

Questa legge è stata votata sull’onda lunga di un razzismo e una xenofobia crescente di cui la Lega è la migliore espressione.

Il cuore della legge è che il clandestino è ora un criminale. Vorrei ricordare che criminali non sono gli immigrati clandestini ma quelle strutture economico-finanziarie che obbligano le persone a emigrare. Papa Giovanni 23° nella Pacem in Terris ci ricorda che emigrare è un diritto.

Fra le altre cose la legge prevede la tassa sul permesso di soggiorno (i nostri immigrati non sono già tartassati abbastanza?), le ronde, il permesso di soggiorno a punti, norme restrittive sui ricongiungimenti familiari e matrimoni misti, il carcere fino a 4 anni per gli irregolari che non rispettano l’ordine di espulsione ed infine la proibizione per una donna clandestina che partorisce in ospedale di riconoscere il proprio figlio o di iscriverlo all’anagrafe.

Questa è una legislazione da apartheid, che viene da lontano: passando per la legge Turco-Napolitano fino alla non costituzionale Bossi-Fini. Tutto questo è il risultato di un mondo politico di destra e di sinistra che ha messo alla gogna lavavetri, ambulanti, rom e mendicanti. Questa è una cultura razzista che ci sta portando nel baratro dell’esclusione e dell’emarginazione. “Questo rischia di svuotare dall’interno le garanzie costituzionali erette 60 anni fa – così hanno scritto nel loro appello gli antropologi italiani – contro il ritorno di un fascismo che rivelò se stesso nelle leggi razziali”.

Vorrei far notare che la nostra Costituzione è stata scritta in buona parte da esuli politici, rientrati in patria dopo l’esilio a causa del fascismo. Per ben due volte la Costituzione italiana parla di diritto d’asilo, che il parlamento non ha mai trasformato in legge.

E non solo mi vergogno di essere italiano, ma mi vergogno anche di essere cristiano: questa legge è la negazione di verità fondamentali della Buona Novella di Gesù di Nazareth. Chiedo alla Chiesa Italiana il coraggio di denunciare senza mezzi termini una legge che fa a pugni con i fondamenti della fede cristiana. Penso che come cristiani dobbiamo avere il coraggio della disobbedienza civile. È l’invito che aveva fatto il cardinale R. Mahoney di Los Angeles (California), quando nel 2006 si dibatteva negli USA una legge analoga dove si affermava che il clandestino è un criminale. Nell’omelia del Mercoledì delle ceneri nella sua cattedrale, il cardinale di Los Angeles ha detto che, se quella legge fosse stata approvata, avrebbe chiesto ai suoi preti e a tutto il personale diocesano la disobbedienza civile. Penso che i vescovi italiani dovrebbero fare oggi altrettanto.

Davanti a questa legge mi vergogno anche come missionario: sono stato ospite dei popoli d’Africa per oltre 20 anni, popoli che oggi noi respingiamo, indifferenti alle loro situazioni d’ingiustizia e d’impoverimento.

Noi italiani tutti dovremmo ricordare quella Parola che Dio rivolse a Israele: “Non molesterai il forestiero né l’opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d’Egitto” (Esodo 22,20).

berlusconi ratzinger

Lettera aperta di don Paolo Farinella a Benedetto XVI perché non riceva il Cavaliere in udienza né pubblica né privata dopo il G8 dell’Aquila: “La sua visita sarebbe usata strumentalmente per dire che il papa è con Berlusconi e quindi tutte le sue ignominie, depravazioni e corruttele troverebbero facile copertura morale”.

“Con sgomento apprendiamo dalla stampa l’eventualità che lei possa concedere udienza privata all’attuale presidente del consiglio italiano, Silvio Berlusconi. Egli per parare il diluvio di indignazione e disprezzo che gli si è scatenato contro a livello mondiale per i suoi comportamenti indecenti che sono anche la negazione della morale cattolica che tanto sbandiera nei suoi deliranti proclami, ha fatto capire che dopo il G8 cercherà di strappare alla Santa Sede un incontro con il Pontefice a conclusione del summit dell’Aquila. L’unico modo, a suo giudizio, per «troncare le polemiche».

Mons. Mariano Crociata, segretario della Cei, senza fare riferimenti personali, ha detto parole gravi che avremmo voluto ascoltare già da tempo, ma non è mai troppo tardi. Il segretario della Cei afferma che stiamo assistendo «ad un disprezzo esibito nei confronti di tutto ciò che dice pudore, sobrietà, autocontrollo e allo sfoggio di un libertinaggio gaio e irresponsabile». Non si deve quindi pensare che «non ci sia gravità di comportamenti o che si tratti di affari privati, soprattutto quando sono implicati minori» (Omelia in memoria di Santa Maria Goretti, a Latina 5 luglio 2009).

Sì, perché tra le varie sconcezze del presidente del consiglio (compagnia con donne a pagamento), vi sono riferimenti precisi di rapporti con minorenni (testimonianza della moglie) e di cui il presidente ha dato diverse differenti letture, nonostante abbia spergiurato sulla testa dei figli. Le parole del segretario della Cei hanno toccato nel segno la depravazione in cui è caduta la presidenza del consiglio italiana, disperatamente alla ricerca di un salvagente per salvare la faccia e offendere il mondo civile e cattolico con lo show dell’udienza. A Silvio Berlusconi nulla importa del papa e della Chiesa cattolica e della sua morale come della dottrina sociale, a lui interessa di farsi vedere «urbi et orbi» insieme al papa e così cercare di parare le richieste pressanti che da tutto il mondo arrivano perché esca di scena dignitosamente, se ne capace.

La supplichiamo, per amore della sua e nostra Chiesa, che è ancora inorridita e scossa, non lo riceva pubblicamente né privatamente perché lei darebbe un colpo mortale alla credibilità della gerarchia della Chiesa che ha preso posizione solo dopo la mobilitazione del mondo cattolico e del mondo civile che in internet ha raggiunto livelli di esasperazione molto elevati.

Se lo riceve, la visita sarà usata strumentalmente per dire che il papa è con Berlusconi e quindi tutte le sue ignominie, depravazioni e corruttele troverebbero facile copertura morale. La morale che lei dovrebbe rappresentare diventerebbe una farsa di copertura dell’immoralità di un uomo presuntuoso e malato che ancora non si è degnato di rispondere pubblicamente del suo operato come ha chiesto la libera stampa, mentre è andato in tv dove senza contraddittorio, ha esaltato le sue gesta di corrotto corruttore, aggiungendo sprezzante a sua giustificazione che «la gente mi vuole così».

Inevitabilmente lei diventerebbe complice agli occhi dei fedeli semplici e dei non credenti ancora attenti alla Chiesa. In nome di Dio e della dignità del nostro popolo e della serietà dell’etica non lo riceva, perché se lo riceve, lei perderà moltissimi fedeli che già sono sulla soglia”.

In fede Paolo Farinella, prete

FIRMA L’APPELLO

http://temi.repubblica.it/micromega-appello/?action=vediappello&idappello=391095

ADERISCI SU FACEBOOK

http://www.facebook.com/group.php?gid=99239102204

www.micromega.net

IL PRESIDENTE

vittoria Cesetti (ridotta)

CESETTI MONTEGRANARO volantone

pubblicità Cesetti (ridotta)

vendola

Fonte: www.affaritaliani.it

Un no secco. E anche un po’ ironico, com’è nello stile del Governatore della Puglia, Nichi Vendola, che ad Affaritaliani.it assicura che si opporrà con ogni mezzo alla costruzione delle centrali nucleari nella sua Regione. Ricorrendo, come prima cosa, alla Corte Costituzionale. “Perché è un abbaglio dal punto di vista economico, una distrazione di risorse dal lato energetico e una tragedia per l’ambiente”. La soluzione? “Investire nelle rinnovabili e sull’efficienza energetica”.

E’ arrivato il primo via libera del Senato al ritorno del nucleare in Italia. Quattro centrali dovrebbero essere costruite entro i prossimi 6-8 anni. E tra i siti di cui si parla c’è anche Ostuni, in Puglia. Ma per le Regioni è previsto solo un parere consultivo.

Che cosa ne pensa?

“Le questioni sono due: una di metodo e una di merito. Quanto al metodo, tutta la strabiliante retorica sulla rivoluzione federalista convive qui con una evidente restaurazione centralistica. Le Regioni prima avevano il potere di dare l’intesa al governo e ora vengono ora ridotte al rango di buca delle lettere. Vengono, cioè, soltanto ascoltate, dando per inteso che il loro parere non abbia un peso effettivo. Credo che il modello di sviluppo che pensa questo governo abbia bisogno di un grado crescente di militarizzazione per poter saltare il confronto con le comunità locali”.

E per quanto riguarda il merito? Cosa pensa del nucleare nella sua Regione?

“Vorrei avere un po’ i dettagli per sapere se stanno pensando alla Costa Merlata o all’ampliamento di qualche trullo, oppure al nucleare di masseria o, ancora, al barocco atomico… Credo che dovranno ingegnarsi molto a immaginare le forme di occupazione militare del territorio, perché la ribellione della Puglia sarà rabbiosa e radicale”.

Un no senza se e senza ma, insomma.

“La nostra Regione offre al sistema Paese tanta energia. E paghiamo già un prezzo molto alto per questa nostra generosità. I polmoni del Salento sono già gonfi di polveri sottili e di ogni sorta di veleno, a causa per esempio della centrale Enel di Cerano a Brindisi. Noi siamo diventati i leader italiani della produzione di energia eolica e di energia solare e per quanto ci riguarda il tema non è certo l’entrata repentina nel nucleare, ma è la progressiva uscita dal carbone”.

Quindi consiglierebbe al governo di investire sulle rinnovabili piuttosto che sull’atomo.

“Certo. E vorrei sapere perché il governo mi ha tolto i finanziamenti al solare termodinamico sotto la direzione di Carlo Rubbia, perché mi ha tolto i finanziamenti all’idrogeno verde e perché ha questo atteggiamento di ostilità nei confronti di quelle fonti di energia che sicuramente rappresentano il futuro”.

Però da sole le rinnovabili non basterebbero a soddisfare il fabbisogno energetico del nostro Paese.

“Dobbiamo immaginare un ciclo complesso dell’energia che è fatto di efficienza energetica (e su questo argomento non mi pare che ci sia una consapevolezza da parte del governo della necessità di investire). Dobbiamo immaginare una riconversione urbanistica ed edilizia che sappia inglobare i valori dell’efficienza energetica. Dobbiamo investire molto di più su tutte le fonti di energia alternativa. Credo che il nucleare rappresenti dal punto di vista economico un abbaglio clamoroso, collocato in un tempo indefinito, dal punto di vista energetico una distrazione di risorse e dal punto di vista ambientale una tragedia per un Paese che ha già così grande scarsità di territorio e che ha i problemi di dissesto idrogeologico e di sismicità che sono noti”.

Che cosa farà adesso?

“Naturalmente ricorrerò alla Corte Costituzionale contro questa normativa del governo. E apriremo le danze…”

 Sgrena (locandina) ridotta
Mercoledì 13 maggio, alle ore 17.30, presso la Sala dei Ritratti di FERMO, incontro con la giornalista e scrittrice GIULIANA SGRENA, capolista alle prossime Elezioni Europee per “SINISTRA e LIBERTA’” e con il Candidato Presidente alla Provincia di Fermo Fabrizio Cesetti.

Giuliana Sgrena, giornalista del Manifesto ed autrice di diversi libri, venne rapita il 4 febbraio 2005 dall’Organizzazione della Jihad islamica mentre si trovava a Baghdad (Iraq) per realizzare una serie di reportage per il suo giornale. E’ stata liberata dai servizi segreti italiani il 4 marzo 2005 in circostanze drammatiche che hanno portato al ferimento ed all’uccisione di Nicola Calipari, uno degli agenti dei servizi di sicurezza italiani che dopo una lunga trattativa la stavano portando in salvo. La sua liberazione era stata invocata in più appelli video trasmessi dal Capo dello Stato Carlo Azeglio Ciampi (che le aveva conferito nel 2003 il titolo di cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana per la sua attività di giornalista e scrittrice) ed anche da Papa Giovanni Paolo II. Il 19 febbraio 2005 si svolse a Roma una straordinaria manifestazione a favore della sua liberazione a cui parteciparono cinquecentomila persone.

Nella sua carriera di cronista Giuliana Sgrena ha avuto modo di realizzare numerosi resoconti da zone di guerra, tra cui Algeria, Somalia ed Afghanistan. Si è occupata in particolare della condizione della donna nell’Islam, tema sul quale ha scritto il suo ultimo libro.

La candidatura di Giuliana Sgrena nelle liste di “SINISTRA e LIBERTA’” conferma la qualità e lo spessore di coloro che hanno deciso di dare il proprio contributo per l’affermazione di una lista che vuole rappresentare le istanze della nuova Sinistra Italiana.

Per Fermo ed il Fermano è motivo di orgoglio la presenza di Giuliana Sgrena dopo pochi giorni dalla serata che ha visto protagonista Claudio Fava ed alla vigilia di un altro appuntamento straordinario per SINISTRA e LIBERTA’: la manifestazione di domenica prossima, 17 maggio, a Porto San Giorgio con il leader nazionale NICHI VENDOLA.

SINISTRA e LIBERTA’

Coordinamento Provinciale Fermo

claudio-fava-a-fermo

Giovedì 30 aprile, alle ore 21 presso la Sala dei Ritratti (Palazzo dei Priori) di Fermo, incontro con Claudio Fava, candidato alle Elezioni Europee, e Fabrizio Cesetti, candidato Presidente della Provincia di Fermo.

www.associazioneperlasinistra.it

di Angelo Maria Perrino (www.affaritaliani.it)

C’è da innamorarsi di Nichi Vendola. Da restare politicamente affascinati dal suo progetto di Sinistra e Libertà: “Non un partito, ma un partire”, scherza con le parole, come ama fare da appassionato filologo (“bisogna giocare con le parole per evitare che le parole giochino te”). C’è da guardare con attenzione alla sua idea di portare dentro questa “sinistra schiantata”, che “vive di piccole storie” le “differenze da vivere come un dono”. C’è da seguire il percorso di questo cinquantenne barese iscritto sin da giovanissimo alla FGCI e al Partito Comunista Italiano, laureato in lettere con una tesi su Pier Paolo Pasolini, poeta egli stesso ed ex giornalista dell’Unità. Per l’argomentare efficace ma anche forbito di questo ex parlamentare Ds dichiaratamente gay ma di formazione cattolica, promotore e fondatore dell’associazione Arcigay e della Lega italiana per la lotta contro l’AIDS (Lila). Di quest’uomo diverso (ora porta una fedina oltre che sull’orecchio anche sul pollice destro), che dice di voler unire, come in America Latina, la radicalità della sinistra di lotta con la concretezza della dimensione di governo. E offre come curriculum l’esperienza di quella regione Puglia che sotto il suo governatorato (epica la sconfitta che inflisse al detentore del titolo, il Governatore di Forza Italia Raffaele Fitto) e diventata la prima regione italiana per la produzione delle energie alternative. E ha convinto l’Ilva di Taranto ad abbattere le emissioni inquinanti che hanno fatto della città delle cozze un concentrato di diossina rispetto alla quale Seveso è un’oasi del Wwf.

Ascoltiamolo, in questa video-intervista ad Affaritaliani.it. Nelle sue critiche al Pd,un progetto che, mescolando “il diavolo e l’acqua santa” è “segnato”, a causa del suo governismo, della sua subalternità, delle sue troppe ambiguità, in economia e sui diritti civili. Studiamolo, questo pugliese che si definisce “figlio dell’amore per Gramsci, Berlinguer, Tommaso Fiore, Gaetano Salvemini e i grandi riformisti meridionali. Ma anche di Sandro Pertini, Laura Conti e l’ecologismo politico.Affascinato perfino da “culture e storie fuori dal recinto del nostro cantiere”, come, ad esempio quella di un altro politico pugliese, Aldo Moro, con la sua idea di un Sud “non porzione lamentosa ma punto di contatto tra Europa e Mediterraneo”. O quella, fondamentale nella trasformazione della destra italiana (“avevo amicizia per lui, gli avversari vanno studiati, con i loro sistemi di potere e le loro formule egemoniche, specie quando hanno successo”) di un altro pugliese doc Pinuccio Tatarella.

Rilanciare l’inviolabilità della vita, distrutta dal “mondo-market” e dal “totalitarismo della mercificazione, dalla subordinazione al profitto, dalla trasformazione delle persone in cose”. Combattere la crisi economica che, lungi dall’essere una grandinata o un terremoto, ha dei responsabili, da mettere sotto accusa: la finanziarizzazione dell’economia, (“che ha raccontato che il lavoro non era necessario e lo ha schiaffeggiato e messo in cantuccio mentre ora va rimesso al centro”), lo strapotere delle società di rating. Di quei giovanotti a cui bastano un paio d’ore per farsi raccontare aziende complesse e poi emettere il loro rating, che se è negativo ti può costare il downgrade e il fallimento”. O agenzie parabancarie che, “come accaduto nel caso dell’Acquedotto Pugliese, sono appollaiate come avvoltoi e aspettano un tuo piccolo passo falso per papparselo”.

E allora la battaglia di Sinistra e Libertà è contro “le elite che fanno i comodi loro a nome del popolo”, riducendolo a spettatore di quella “rivoluzione passiva”, nella quale “la politica si riduce solo alla discesa in campo del leader. E la sinistra ci è cascata: demonizzava Berlusconi e contemporaneamente si berlusconizzava”. E contro le “banche tuttofare affette dalla mania delle conquiste coloniali, di altre banche o di altre aree politico-informative contigue”. Che poi si comportano “come strozzini verso le famiglie e le piccole imprese”. E verso le quali il governo deve porre delle condizioni, se chiedono, banche o anche imprese, gli aiuti pubblici. “Perchè Tremonti e Sacconi non sono osservatori di costume. E sui licenziamenti non ci vuole una semplice moral suasion: ti do delle cose ma tu non licenzi, non puoi far crepare la gente nelle tue fabbriche,devi rispettare i vincoli che ti pongo, ambientali e sociali”.

L’obiettivo è la ricostruzione della sinistra. Mettendo insieme idee nuove, nuovi soggetti e cani sciolti, dai socialisti ai verdi ai dissidenti di Rifondazione (“Ferrero e Diliberto vogliono solo rilanciare il comunismo. Io no”). Per un “campo largo dell’opposizione sociale e politica a Berlusconi”.

il-manifesto

di Claudio Fava

Soffia un vento di controriforma che vorrebbe azzerare l’autonomia del giornalismo italiano e affermare l’obbedienza dovuta delle reti pubbliche televisive al governo: é tempo che siano i giornalisti a far sentire la loro voce.

Se in questo Paese la parola democrazia conserva ancora una sua decenza lo dobbiamo alle schiene di molti colleghi che in questi anni non si sono mai piegate: spezzate, piuttosto, anche al costo della vita.

Faccia un passo indietro la politica, ne faccia uno avanti questo mestiere: con le sue ragioni, la sua dignità, la sua irrinunciabile idea di libertà.

Una redazione di schiene dritte é cento volte più autorevole dei pasticci di dirigenti, direttori e amministratori.

cofferati

di Stefano Baldazzi (www.sinistra-democratica.it)

In vista delle elezioni europee il partito democratico ha dato un’altra dimostrazione della sua incapacità di rinnovamento candidando due personaggi della politica bolognese che non sarebbero dovuti a mio avviso essere candidati.

Sergio Cofferati dopo aver ricoperto in maniera molto deludente il ruolo di sindaco di Bologna dal 2004, aveva detto nell’ottobre scorso che non si ricandidava per motivi familiari in quanto la distanza dalla famiglia e dal figlio residenti a Genova non gli consentivano di fare contemporaneamente il politico e il padre e aveva pertanto deciso di fare solamente il padre. Aveva anche aggiunto che se si fosse candidato alle Europee , sarebbe stato giusto tacciarlo di ipocrisia.

Ora che Franceschini ha annunciato la sua candidatura nel collegio nord-ovest , cosa dovremmo pensare di Sergio Cofferati , solo alcuni secoli politici fa potenziale leader della sinistra italiana ?.

Salvatore Caronna , segretario regionale del Pd emiliano , sarà candidato alle europee pur essendo contemporaneamente consigliere regionale fino al 2010 e segretario regionale del Pd, cioè suo massimo esponente locale.

Inoltre nel 2004 si era candidato a consigliere comunale a Bologna quando era segretario provinciale dei DS e nel 2005, già consigliere comunale, aveva deciso di candidarsi, poi eletto, anche in Regione.

Un esempio di politico molto attento a sommare incarichi e stipendi senza considerare l’impossibilità oggettiva di onorare contemporaneamente impegni così importanti e incapace di comprendere che questo modo di fare politica allontana i cittadini dalla stessa e fa pensare che i politici, anche a sinistra, sembrano avere più attenzione ai benefici economici della carriera politica che a cercare di dare risposta ai problemi concreti dei cittadini.

Sarebbe ora che vi fosse una normativa che impedisca a qualsivoglia politico di sommare incarichi di partito e istituzionali oppure di ricoprire più di una carica pubblica. E’ una vergogna che di fronte a tante persone senza lavoro vi siano politici che guadagnano due stipendi, magari di 10000 euro l’uno.

Uno scandalo che continua a perpetuarsi in questo tempo di gravissima crisi economica e sociale riguarda infatti gli stipendi dei politici italiani che sono i più alti d’Europa con un rapporto di 6 a 1 rispetto al reddito medio procapite.

Quando si chiedono sacrifici economici ai cittadini, sono i politici i primi a dover dare l’esempio, non come ora mantenendo privilegi che sono uno schiaffo in faccia ai tanti italiani sempre più poveri e senza garanzie.

terremoto

di Fulvia Bandoli

Mentre la televisione rimanda immagini che sembrano quelle successive ad un bombardamento, tra una telefonata e l’altra ad amici e compagni che vivono in Abruzzo per sapere se sono in salvo, il dolore per le vittime, per i feriti e per coloro che non hanno più un tetto sotto il quale stare , provo a mettere in fila pensieri e proposte. Stando distante dalle polemiche che sarebbero offensive verso chi sta soffrendo così tanto e non porterebbero sicuramente pensieri lucidi.

Mi avvalgo solo di quel che sappiamo da tanti anni : il territorio italiano è tra i più fragili d’Europa e tre sono le calamità che più lo hanno colpito nell’ultimo secolo e anche in quelli precedenti. I terremoti , le alluvioni, le frane. Mentre penso all’Abruzzo che ho visto solo in televisione mi tornano alla mente la frana di Sarno, il terremoto in Friuli, o quello delle Marche e dell’Umbria, le molte alluvioni in Piemonte. E andando più indietro ancora negli anni.. l’alluvione di Firenze, il terremoto dell’Irpinia, la frana di Soverato, che invece ho purtroppo avuto modo di vedere tutte di persona.

Ogni volta sgomenti e atterriti abbiamo detto che non poteva accadere più, che non dovevamo permetterlo. Che non potevamo prevedere terremoti e alluvioni ma avevamo il dovere di salvare la vita umana, i beni culturali e il territorio con opere serie di prevenzione. Dopo i giorni del lutto e del dolore verranno quelli della riflessione e delle proposte e magari anche quelli delle polemiche ( poco utili).

Non potendo personalmente fare oggi , 6 Aprile, nulla di concreto, forse è utile mettere di nuovo in fila le cose. Con un impegno poco gridato ma solenne. Questa è l’ultima volta che mettiamo in fila le cose da fare….da domani lavoreremo perché siano fatte. Esigeremo che siano fatte. E se non avremo impegni chiari non staremo in giunte locali che rallentino o tradiscano quegli impegni. L’unico modo di prevenire danni enormi provocati da eventi sismici è quello di mettere in sicurezza gli edifici costruiti prima del 1980 ( prima cioè dell’entrata in vigore delle norme antisismiche) e sono tantissimi, a cominciare dalle scuole e dagli ospedali che si trovano ( secondo la carta nazionale del rischio sismico) in area 1 e 2 ma anche in area 3 e 4 per arrivare alle case e ai monumenti. E vanno controllati anche gli edifici più recenti perché troppo spesso sono stati costruiti non rispettando quelle norme. Mettere in sicurezza vuol dire in tanti casi rafforzare stabili ed edifici ma in altri casi rifare, ricostruire, ripristinando la stabilità in modo strutturale. Un’altra cosa essenziale sono i piani di evacuazione per le aree fortemente a rischio , misura anch’essa necessaria.

Per quel che attiene invece il rischio alluvioni e frane anche qui sappiamo da tempo quel che si deve fare : rinaturare corsi d’acqua spesso deviati o tombinati, riforestare con alberi di un certo tipo, rifare le reti idrauliche, fognarie e di scolo, spostare insediamenti civili o industriali costruiti colpevolmente nelle aree di esondazione dei fiumi,evitare ulteriori cementificazioni e impermeabilizzazioni di altri terreni agricoli.

La messa insicurezza degli edifici nelle aree sismiche e il riassetto idrogeologico del territorio sono le due opere pubbliche più urgenti, importanti e strutturali per il nostro paese. Lo sono da oltre sessant’anni e purtroppo non vedono la luce.

E’ una spesa enorme ( dicono alcuni) ma si potrebbe obiettare che averla rinviata sempre l’ha resa ancora più grande… ma se la rapportiamo a quanto abbiamo speso in questi ultimi 80 anni per intervenire dopo i terremoti e dopo le alluvioni e le frane sono certa che la cifra è notevolmente minore di quella spesa per riparare i danni a posteriori. E le vite perdute comunque non si ripagano mai in alcun modo.

Si tratta di due opere civili nel senso alto della parola. E a proposito di sicurezza si tratta di darla, finalmente e stabilmente ,a milioni di persone.

La proposta che avanzo è semplice e chiara : se queste che ho detto sono le opere pubbliche più urgenti ( e lo sono) e se per fare queste opere si mette in moto lavoro e occupazione( e si mette in moto) allora bisogna chiedere, per cominciare, che le risorse pubbliche destinate al Ponte sullo Stretto di Messina vengano stornate immediatamente in queste due direzioni. E che altre risorse pubbliche e anche private vengano reperite al più presto. Non mi metto neppure a contestare l’utilità del Ponte, i costi , l’impatto ambientale e via di seguito. Mi limito a dire che rispetto alle due più grandi opere pubbliche che ho indicato il Ponte sullo Stretto non è una priorità e può essere rinviato prima e anche annullato se sarà necessario.

Un paese che frana, si allaga, e crolla sotto terremoti è una paese arretrato e insicuro . Infelice e ingiusto verso milioni di cittadini che vivono da decenni nella paura. Perché nel 2009 le cosiddette calamità naturali forse non si possono ancora prevedere ma si possono sicuramente prevenire.