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Archive for gennaio 2009

“Sono grato, e sono vicino, a Nichi Vendola perche’ so che per le sue scelte c’e’ consapevolezza ma c’e’ anche fatica”. Claudio Fava, segretario di Sinistra democratica, si schiera con decisione al fianco di Nichi Vendola e del gruppo che, lasciando Rifondazione comunista, ieri a Chianciano ha formalizzato la nascita del nuovo movimento Rifondazione per la sinistra. “So quanto il passo di Nichi e di molti altri sia sofferto e consapevole, oggi tutto questo diventa un tributo fondamentale per costruire insieme una sinistra nuova, inclusiva, non minoritaria, che si ponga l’obiettivo di riallacciare un rapporto di generosita’ politica con il Paese e l’ambizione di proporsi come progetto politico ed elettorale per le europee”, spiega Fava interpellato dall’ADNKRONOS.

Per questo scopo, il leader di Sd sottolinea che quello del governatore della Puglia, “insieme al contributo di altri compagni e amici come i Verdi e altri ancora, e’ un contributo prezioso e fondamentale”. Le scelte e le prospettive di questa nuova forza di sinistra, pero’, dipenderanno molto dall’esito che avra’ la trattativa tra Pd e Pdl sulla legge elettorale per le europee e in particolare sulla possibilita’ che venga inserita una quota di sbarramento al 4%.”Spero che l’intesa sullo sbarramento non si concretizzi -spiega Fava-. Se accadesse sarebbe una rapina politica da parte di Veltroni. Perche’ l’unico responsabile e’ lui, per una ragione di miserabile bottega”.

Il leader di Sinistra democratica, a proposito dell’introduzione di una soglia di sbarramento al 4%, spiega: “Reinserire surrettiziamente il concetto del voto utile in una elezione in cui non c’e’, con la manifesta intenzione di alterare la presenza della sinistra nelle istituzioni parlamentari, e’ un atto indecente e scellerato, una rapina politica. Se cosi’ dovesse essere, Sd rimettera’ in discussione la propria presenza in tutte le amministrazioni locali. Non possiamo essere noi la banca del sangue del Pd, e’ una scelta coerente”.

Parole decise, da parte di Fava, anche di fronte all’osservazione che la nascente forza di sinistra potrebbe anche avere anche una posizione di tipo competitivo nei confronti del Partito democratico: “Noi non guardiamo in casa del Pd ma guardiamo alla politica -dice il segretario di Sinistra democratica-. E fino adesso quella del Pd e’ stata una non politica. Un partito che non c’e’, che non sceglie, che non rappresenta l’opposizione”.

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berlinguer

 

Tredici proposte per restituire autonomia alla politica e per rimettere al centro la questione morale

Una nuova, grave e diffusa questione morale è tornata a infettare la politica italiana. Si moltiplicano le notizie di reato sulle quali sta indagando la magistratura in numerosi Comuni, grandi e piccoli. E le indagini riguardano esponenti sia del centrodestra che del centrosinistra.

A prescindere dalle responsabilità che i giudici potranno o meno accertare, é urgente denunciare e risolvere la degenerazione della politica italiana: una personalizzazione senza freni e senza principi, campagne elettorali individuali da milioni di euro per accedere a un consiglio comunale, reti clientelari diffuse e trasversali, conflitti d’interesse, commistione tra pubblico e privato, saccheggio del territorio per garantire profitto ai proprietari delle aree…

Non è una riedizione della “tangentopoli” dei primi anni novanta: è peggio. Quel che i magistrati svelarono allora era un sistema di corruzione centralizzato, costruito attorno a partiti avidi di denaro pubblico al fine di aumentare sempre più il loro potere. Era il drammatico culmine della “partitocrazia”. Quel che si vede oggi è del tutto diverso. I partiti sono scatole vuote, contenitori di lobbies e di interessi personali, mezzi di trasporto dai quali si sale e si scende con disinvoltura per fare carriera nelle istituzioni.

Prima i partiti “occupavano” la società, come denunciò giustamente Enrico Berlinguer. Oggi sono i partiti a “essere occupati” dai comitati d’affare e dalle lobbies economiche. E’ la malinconica vittoria della filosofia dei partiti leggeri, la personalizzazione della rappresentanza, il mito di una presunta modernità indifferente ai valori e ai principi della democrazia e dell’etica pubblica.

Ma è anche la crisi di un modello di governo locale che, in nome dell’accentramento delle decisioni e dell’uso delle risorse pubbliche come puro stimolo all’impiego di quelle private, ha spinto verso la privatizzazione della cosa pubblica. Quel modello è arrivato al capolinea: lo scettro è finito in mano ai privati e la politica ha perso ogni propria autonomia. Retrocedere dal governo pubblico ha favorito la corruzione, ha duplicato le funzioni, non ha migliorato la vita dei cittadini.

Per questo la questione morale è, oggi come non mai, questione politica. Anzi: è la questione centrale della politica italiana. Ed è per noi di Sinistra Democratica il discrimine fondamentale sul quale giudichiamo e giudicheremo le alleanze politiche.

Ci appassiona poco la diatriba tra alleanze strette e alleanze larghe: le uniche coalizioni alle quali ci sentiamo e ci sentiremo di dare il nostro sostegno sono e saranno quelle in grado di esprimere una indiscutibile credibilità sui temi della moralità della vita pubblica.

Intendiamo proporre alla discussione delle assemblee elettive, alle forze politiche e sociali, a tutti i cittadini, soprattutto in vista delle prossime elezioni amministrative, le nostre proposte per fermare il degrado della vita politica. E per affermare una pratica politica onesta, sobria, rispettosa delle istituzioni, fondata sulla trasparenza e sulla partecipazione dei cittadini.

Le proposte di Sinistra Democratica

1 La politica torna sobria

Serve una legge che regolamenti e disciplini la netta riduzione di tutte le spese per l’attività politica, per i Congressi e le manifestazioni di partito, per le campagne elettorali (anche dei singoli candidati) e per le “primarie” di selezione delle candidature.

2 I rappresentanti del popolo sono stimati, non privilegiati

Va ridotto il numero dei parlamentari e dei consiglieri regionali, ne va rivisto lo status eliminando i privilegi immotivati, vanno ridotti alla media europea i loro emolumenti.

3 Gli enti si riducono (e anche i guadagni dei manager)

Va drasticamente ridotto il numero degli enti e delle rappresentanze di nomina politica, a ogni livello (comunale, provinciale, regionale, nazionale ).

4 I partiti diventano trasparenti

Va approvata dal Parlamento una legge di attuazione dell’articolo 49 della Costituzione che regolamenti la vita dei partiti, ne assicuri il carattere democratico e la trasparenza, incentivi la partecipazione degli iscritti e degli elettori. Solo i partiti che rispetteranno questi principi e queste regole potranno accedere alle diverse forme di finanziamento pubblico e di rimborso delle spese elettorali.

5 Gli eletti si danno un codice di comportamento

Proponiamo che ogni assemblea elettiva, locale e regionale, adotti con voto formale il “Codice Europeo di comportamento per gli eletti locali e regionali”, approvato dal Congresso dei poteri locali e regionali del Consiglio d’Europa, che interviene sui temi delle campagne elettorali, dei conflitti d’interessi, del clientelismo, del cumulo delle cariche e della corruzione.

6 I sindaci non sono più imperatori

Serve una riforma delle istituzioni locali che contenga lo strapotere delle cariche monocratiche e introduca un contrappeso accrescendo i poteri di iniziativa e di controllo dei consigli comunali e provinciali. Un bilanciamento dei poteri senza il quale, come abbiamo visto, aumenta in modo incontrollato e incontrollabile l’arbitrarietà e l’opacità delle scelte di Sindaci, Presidenti e assessori.

Occorre anche correggere il potere di ciascun Consiglio Regionale di decidere la propria legge elettorale e il numero dei consiglieri, oltre che le indennità e i benefici degli eletti. Sono materie da inserire certamente in una cornice di scelte nazionali.

7 Il territorio torna a essere una cosa pubblica

Bisogna che le scelte sul territorio tornino a dipendere dal governo pubblico. Oggi, a decidere, come dimostrano i fatti emersi anche recentemente dalla cronaca, sono i privati e i loro interessi. Occorre chiudere il capitolo dell’ “urbanistica contrattata” che, a fronte di altissimi guadagni immobiliari per pochi, decreta la subalternità della politica e dell’interesse comune.

Per ripristinare la piena sovranità della mano pubblica occorre dotare i comuni delle risorse necessarie. I fondi pubblici assai cospicui previsti nei prossimi anni (ad esempio per il ponte di Messina) vanno messi a disposizione degli enti locali con questa finalità. La legge Lupi, in discussione in parlamento, va fermata non solo perché rende l’ “urbanistica contrattata” obbligatoria ma perché abolisce gli standard urbanistici e incentiva l’espansione urbana anziché puntare sul riuso e sul recupero del costruito come in tutto il resto di Europa.

8 I primari non li scelgono i partiti

E’ intollerabile che la sanità pubblica, deputata per sua natura a garantire il diritto costituzionale alla salute, sia il luogo più permeabile agli scambi politici e al condizionamento degli affari, qualche volta persino illegali.

Per superare questa situazione e combattere ogni forma di lottizzazione, è necessario separare nettamente il servizio pubblico dal mercato sanitario, superando l’anomalia tutta italiana per cui il privato è finanziato con risorse pubbliche. Bisogna inoltre stabilire criteri oggettivi per la scelta dei manager e per la valutazione del loro operato che non può riguardare solo i risultati di bilancio. Va inoltre limitata la loro discrezionalità, sia ridefinendo il ruolo dei Comuni nella progettazione e valutazione dei servizi sanitari, sia strutturando un maggior controllo da parte dei cittadini e delle loro associazioni. Occorre ristabilire criteri di merito, e non di appartenenza partitica, per la scelta dei primari attraverso concorso; rimotivare gli operatori pubblici; ridare efficacia ed efficienza al sistema e rispondere ai bisogni dei cittadini, affrontando problemi seri come quello delle liste di attesa per l’accesso ai servizi.

9 I rifiuti non arricchiscono gli affaristi e i criminali

Laddove si fa cattiva politica dei rifiuti prosperano la criminalità, l’illegalità e l’affarismo.

Riduzione della quota di rifiuti prodotti da ciascun comune, raccolta differenziata porta a porta, riciclo dei materiali come carta, vetro e alluminio, sono l’ABC di una buona politica che responsabilizza dal consumatore all’amministratore. Lo smaltimento va deciso in base a quantità e qualità dei rifiuti prodotti. Chiediamo e ci impegniamo perché gli amministratori compiano le scelte sugli inceneritori o le discariche solo avendo chiari questi parametri e provvedendo a realizzare a monte quelle buone politiche

10 Appalti puliti fanno bene a tutti

E’ indispensabile mettere in discussione la pratica diffusa degli “appalti al massimo ribasso”. In particolare quando si tratta di servizi che rispondono a diritti fondamentali dei cittadini, tale pratica, lungi dal produrre efficienza scarica i problemi sui più deboli. E, per giunta, altera il mercato.

Proponiamo che la pratica dei grandissimi appalti sia superata. Un appalto troppo grande non è governabile. E’ buona pratica decidere di volta in volta quale opera dare in appalto, senza trovarsi legati per tempi lunghissimi ad una impresa o ad una cordata. Anche in questo caso a trarne beneficio non sono solo l’efficienza e la trasparenza ma anche la concorrenza.

L’ “offerta economica vantaggiosa”, alternativa all’appalto, deve esplicitare in partenza almeno tre ordini di parametri: la salvaguardia e il miglioramento ambientale, la tutela di diritti dei lavoratori, la qualità del servizio. Chiediamo che la trasparenza, i ridimensionamento, la rinuncia al “massimo ribasso” e i parametri di qualità siano i punti cardinali della politica degli appalti.

11 Il pubblico che funziona più del privato

E’ necessario invertire la tendenza, che si è affermata in modo massiccio e spesso scriteriato negli ultimi anni, alle esternalizzazioni e alle privatizzazioni di comparti e funzioni anche di pregio della pubblica amministrazione, in particolare quando sono in gioco beni, diritti primari come l’acqua ma non solo. Questa politica è giunta al capolinea. I fatti di malcostume venuti alla luce recentemente dimostrano che queste iniziative, anziché garantire maggiore efficienza e consistenti risparmi per le istituzioni, servono troppo spesso ad arricchire imprenditori senza scrupoli aiutati da amministratori conniventi. Per fare ciò occorre valorizzare ed investire sul lavoro e sulla professionalità interne alla Pubblica Amministrazione.

Il pubblico per riappropriarsi delle sue funzioni autentiche deve ispirarsi a criteri di sobrietà e di efficienza. La moltiplicazione, o addirittura la duplicazione degli assessorati, le consulenze milionarie non giustificate diventano una lesione alla credibilità di chi amministra i denari di tutti. Per restituire alla politica una parte del suo prestigio è necessaria una stagione di sobrietà e trasparenza.

12 Cominciamo subito: il finanziamento trasparente ogni giorno

Servono scelte coraggiose e atti unilaterali dei partiti dei movimenti politici, nel segno della trasparenza e del rigore morale. Proponiamo che ogni partito pubblichi sul proprio sito web il proprio bilancio, aggiornando quotidianamente le voci delle entrate e delle uscite, in modo da rendere pubbliche in permanenza le fonti di finanziamento e le spese sostenute.

13 Cominciamo subito: liste libere da ogni ombra

Chiediamo a tutte le forze politiche un impegno concreto: che a partire dalle prossime elezioni amministrative ed europee non vengano candidate, a nessun livello, persone indagate, rinviate a giudizio o condannate per reati contro la pubblica amministrazione e reati di mafia.

Sinistra Democratica si impegna a non ristringere alleanze con partiti e liste che non rispetteranno questo impegno.

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Cari Amici,

con più di 1.000 morti a Gaza e’ tempo di fermare questa guerra, ma Bush sta fermando un giusto cessate il fuoco da parte delle Nazioni Unite- mandiamo 500.000 voci per la pace.

Lo spargimento di sangue a Gaza sta crescendo–le fatalità si aggirano intorno alle 800 persone di cui quasi la metà civili e più di 250 bambini. Gli Israeliano grazie a aeroplani e artiglieria bombardano aree urbane densamente popolate, scuole delle Nazioni Unite incluse, migliaia i feriti a più di 1.5 milioni di civili terrorizzati non hanno via di scampo da questo territorio prigione — i confini sono stati sigillati. Hamas continua a combattere e a lanciare razzi su Israele: 11 Israeliani sono morti, anche da fuochi amici. La nostra chiamata mondiale per un cessate il fuoco internazionalmente garantito sta iniziando a farsi sentire chiara e forte, guadagnandosi il supporto dei leaders d’Europa, del Medio Oriente e senza dubbio: le fondamenta per un accordo stanno diventando chiare. Ma Israele continua a rifiutare la via della tregua, e l’ex presidente Bush sta bloccando un cessate il fuoco negoziato dalle Nazioni Unite , cercando invece di imporre un alternativa incline al rendere legittima da parte di Israele il soffocamento e isolamento di Gaza.

Quel che e’ troppo e’ troppo. Non possiamo permettere che Bush & Co. blocchino un giusto cessate il fuoco. 250.000 hanno firmato la petizione per il cessate il fuoco, arriviamo a mezzo milione–lo pubblicheremo con un duro-colpo avviso sul Washington Post e lo consegneremo ai membri Consiglio della Sicurezza delle Nazioni Unite durante riunioni — segui il link sotto per vedere l’avviso, firma la petizione, e inoltra questo messaggio a tutti i tuoi amici e familiari:

http://www.avaaz.org/it/gaza_time_for_peace/

 

Il nostro sforzo può davvero fare la differenza. Lo stesso ministro degli esteri israeliano assicura che una forte pressione internazionale, se intensa abbastanza, potrebbe assicurare un cessate il fuoco. Mentre la comunità internazionale continua i dibattiti e postpone il problema, sempre più civili muoiono ogni giorno. Un ufficiale di alto rango dell’ONU ha dichiarato “Non esiste un posto sicuro a Gaza. Qui tutti sono terrorizzati e traumatizzati”. Opponendosi a una risoluzione delle Nazioni Unite, secondo quanto si dice Bush propone di escludere Hamas da qualsiasi cessate il fuoco e lasciare carta bianca ad Israele, garantendo quindi che la violenza continui indisturbata. Ecco perché ci rivolgiamo al neoeletto presidente Obama e ai principali strateghi degli Stati Uniti, così come all’UE e ai principali leader internazionali, per raggiungere una risoluzione equa e stabile.Affinché sia duraturo, il cessate il fuoco deve proteggere i civili e porre fine a tutti gli attacchi. Le incursioni e i bombardamenti israeliani così come i razzi palestinesi sono diretti al sud di Israele. È sempre più necessaria una supervisione internazionale alle frontiere, affinché siano riaperte le frontiere di Gaza per poter portare viveri, carburante, medicinali e altri beni di prima necessità , e per far sì che non ci sia un traffico di armi che tra l’altro è solamente aumentato con il blocco delle frontiere e per monitorare e rafforzare un bilaterale cessate il fuoco

Hamas, che ha vinto le elezioni del 2006 e ora governa a Gaza, ha dichiarato che accetterà il suddetto cessate il fuoco. Dovrà mantenere la sua parola esattamente come lo dovrà fare Israele. Non esiste una soluzione militare per nessuna delle due parti – è giunto il momento che i poteri mondiali entrino in gioco proponendo un accordo equo che protegga i civili da entrambe le parti e permetta loro di vivere le proprie vite in pace e tranquillità. Firma la petizione ora con il link qui sotto e invia il messaggio a tutti quelli che conosci – lo pubblicheremo sul Washington Post e non solo, e cercheremo di raggiungere incontri faccia a faccia per consegnare la petizione all’equipe di Obama, al Consiglio di Sicurezza dell’ONU e ai leader europei:

Con speranza e determinazione,

Paul, Graziela, Ricken, Luis, Alice, Brett, Ben, Iain, Paula, Veronique, Milena e tutto il team di Avaaz

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LA GUERRA DI PIERO

Dormi sepolto in un campo di grano

non è la rosa non è il tulipano

che ti fan veglia dall’ombra dei fossi

ma son mille papaveri rossi

lungo le sponde del mio torrente

voglio che scendano i lucci argentati

non più i cadaveri dei soldati

portati in braccio dalla corrente

così dicevi ed era inverno

e come gli altri verso l’inferno

te ne vai triste come chi deve

il vento ti sputa in faccia la neve

fermati Piero , fermati adesso

lascia che il vento ti passi un po’ addosso

dei morti in battaglia ti porti la voce

chi diede la vita ebbe in cambio una croce

ma tu no lo udisti e il tempo passava

con le stagioni a passo di giava

ed arrivasti a varcar la frontiera

in un bel giorno di primavera

e mentre marciavi con l’anima in spalle

vedesti un uomo in fondo alla valle

che aveva il tuo stesso identico umore

ma la divisa di un altro colore

sparagli Piero , sparagli ora

e dopo un colpo sparagli ancora

fino a che tu non lo vedrai esangue

cadere in terra a coprire il suo sangue

e se gli sparo in fronte o nel cuore

soltanto il tempo avrà per morire

ma il tempo a me resterà per vedere

vedere gli occhi di un uomo che muore

e mentre gli usi questa premura

quello si volta , ti vede e ha paura

ed imbracciata l’artiglieria

non ti ricambia la cortesia

cadesti in terra senza un lamento

e ti accorgesti in un solo momento

che il tempo non ti sarebbe bastato

a chiedere perdono per ogni peccato

cadesti interra senza un lamento

e ti accorgesti in un solo momento

che la tua vita finiva quel giorno

e non ci sarebbe stato un ritorno

Ninetta mia crepare di maggio

ci vuole tanto troppo coraggio

Ninetta bella dritto all’inferno

avrei preferito andarci in inverno

e mentre il grano ti stava a sentire

dentro alle mani stringevi un fucile

dentro alla bocca stringevi parole

troppo gelate per sciogliersi al sole

dormi sepolto in un campo di grano

non è la rosa non è il tulipano

che ti fan veglia dall’ombra dei fossi

ma sono mille papaveri rossi.

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di Michele Serra
CARISSIMO SERRA, ma che succede?
Fini, di cui ancora circolano le foto neanche troppo giovanili col braccio teso nel saluto romano, stigmatizza l’orrore delle leggi razziali del 38, la pavidità degli italiani dell’epoca e la timidezza della Chiesa…

E un esponente del Pd, invece di sottoscrivere, gli ricorda i meriti di alcuni prelati durante il fascismo nel salvare gli ebrei dalla deportazione. Dal 74 ho sempre votato Pci-Pds-Ds, ma come diavolo faccio a votare il Pd? Un partito che ormai non mi rappresenta più su nulla, che ogni volta che c’è un sussulto di laicismo spedisce il cattolico rutelliano filo Udc di turno a frenare i bollenti spiriti e ancorare i pericolosi slittamenti all’alto magistero della Chiesa?

Di questa Chiesa! Non c’è più un partito che mi somiglia, neanche vagamente, e so per certo di essere in copiosisshna compagnia.

Paolo Morales

VERO, caro Morales: lei è in copiosissima compagnia. Non so, quando uscirà questa rubrica, a che livello si sarà assestata la crisi del Pd. Né quali provvedimenti vorrà e potrà prendere Veltroni, la cui forte investitura alle primarie è stata via via sommersa dall’inerzia vischiosa, invincibile, dei vecchi apparati e della vecchia politica, con i mortificanti risultati che vediamo: sul piano etico e sul piano politico.

Quello che so è che, tra le ragioni del profondo scontento degli elettori, non c’è solo la “questione morale”. C’è, come lei afferma, che quel partito “non somiglia” ai suoi potenziali elettori, e forse neppure a se stesso: l’aura, magari vaga ma allettante, di modernità e rinnovamento dentro la quale il Pd è nato, è quasi svaporata. Tra le ragioni di questo rapidissimo deperimento, l’insopportabile vaghezza sulla “questione laica” mi sembra rilevante. Da noi la progressiva trasformazione della Chiesa in soggetto politico attivo e condizionante, con oggettivo potere di veto sulle leggi dello Stato, rende drammatica e perfino ovvia la necessità di schierarsi.

Il Pd non può farlo con la necessaria chiarezza perché nasce bicefalo, con una forte presenza clericale (e sottolineo clericale), che compie ogni sforzo possibile per piazzare, nella vetrina laica del partito, anche la sua merce devozionale. E così proprio come lei, Morales, ho avuto anche io un doloroso sobbalzo quando le giuste e misurate parole di Gianfranco Fini sulla scadentissima reazione del Vaticano alle leggi razziali sono state attaccate anche dai clericali del Pd, cioè del partito che dovrebbe rappresentarmi. Veltroni ha difeso Fini (i due si stimano). Ma non mi basta più.

In tempi di crisi e confusione, ognuno deve fare uno sforzo di chiarezza. Il mio assomiglia al suo: vorrei votare per un partito che, se proprio non “mi somiglia”, almeno non contenga al suo interno ciò che certamente non mi assomiglia. Altrimenti la scelta, amarissima e per me del tutto inedita, sarà non andare a votare.

 

 

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questione-morale
di Marco Travaglio (da L’Espresso)
C’è un che di surreale, nel dibattito sulla questione morale che sta travolgendo parecchi amministratori del Pd. L’ha fatto notare Gustavo Zagrebelsky in un incontro a Torino di Libertà e Giustizia, di cui è presidente onorario: “Dice la destra: che bello, anche la sinistra è corrotta (e vi raccomando quell”anche’). Risponde la sinistra: ma voi siete più corrotti di noi. Il dibattito è asimmetrico perché gli elettori di destra non si scandalizzano per le corruzioni della propria parte, quelli di sinistra sì”. Poi c’è l’asimmetria informativa: se ‘L’espresso’ dedica un’inchiesta i malaffari targati Pd, la stampa ‘indipendente’, ‘Corriere della Sera’ in testa, la rilancia. Il che non accade mai sull’altro fronte: non si ricordano inchieste di ‘Panorama’ o del ‘Giornale’ sui malaffari targati Pdl. Anzi, chi non ha mai scritto una riga sulla vergogna di un Previti che compra la sentenza Mondadori con soldi Fininvest o di un Dell’Utri che frequenta mafiosi e ‘ndranghetisti (gli manca solo la camorra), pontifica contro il sindaco di Firenze che incontra Ligresti in un hotel. Condotta poco trasparente, ma imparagonabile con le indecenze di cui sopra. Sulle quali ancora si attende, dopo anni, un editoriale del ‘Corriere’.
Questa asimmetria, fra l’altro, regala un comodo alibi a chi nel Pd non vuol fare autocritica e si rifugia nel “voi siete più corrotti di noi”. Tutti ricordano il “facci sognare” di D’Alema e l'”abbiamo una banca” di Fassino nei giorni della scalata Unipol-Bnl. Nessuno sa dei parlamentari forzisti e leghisti imputati per aver reso soldi da Fiorani nella scalata pl-Antonveneta. A fine novembre, presentando l’aspirante governatore d’Abruzzo Gianni Chiodi, Silvio Berlusconi dichiarava: “Sapete com’è andata col ponte sullo Stretto? Avevamo impiegato cinque anni a metter d’accordo le imprese italiane perché non si presentassero separate alla gara d’appalto, ma in consorzio. Eravamo andati dai nostri colleghi chiedendo che le imprese non si presentassero in modo molto aggressivo, proprio perché volevamo una realizzazione di mano italiana, e poi avremmo saputo ricompensarli con altre opere pubbliche. La gara d’appalto è stata vinta dal consorzio italiano: poi la sinistra ha distrutto tutto in cinque minuti”.

Se le parole hanno un senso, il premier spiega di avere – non si sa a che titolo – aggiustato una gara internazionale per far vincere Impregilo sui concorrenti stranieri, invitando quelli italiani a farsi da parte in cambio di altri appalti (pilotati anche quelli?). Ma non è successo niente: siamo mitridatizzati al peggio, anche se in teoria il Codice penale vieterebbe le turbative d’asta. Ma immaginiamo quelle parole in bocca a un Sarkozy, a un Brown, a una Merkel, a uno Zapatero, a un Bush, a un Obama. Ammesso e non concesso che, dopo averle pronunciate, fossero rimasti a piede libero, si sarebbero ben guardati dal rinfacciare la questione morale ai loro avversari politici. Berlusconi invece l’ha fatto. E gliel’hanno lasciato fare.

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NESSUN REGALO

 

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www.infopal.it

Mentre noi abbiamo i Frattini e i Fassino, in Grecia ci sono i Pangalos. L’ambasciata di Israele ha mandato a Theodoros Pangalos, membro del parlamento greco, tre bottiglie di vino offerte in regalo per le feste. Pangalos ha restituito il regalo all’ambasciatore con questa lettera:

Caro signor Ambasciatore,

Grazie per le tre bottiglie di vino che mi ha inviato come auguri delle festività. Auguro a lei, alla sua famiglia e ai membri dell’ambasciata un felice nuovo anno. Buona salute e progresso a voi tutti.

Ho notato con rammarico che il vino che mi avete donato è stato prodotto nelle Alture del Golan. Ho sempre saputo, sin da quando ero molto giovane, che non si deve rubare e non si devono accettare i prodotti di un furto. Così ora non posso accettare questo regalo e devo restituirvelo.

Com’è noto, il vostro paese occupa illegalmente le Alture del Golan che appartengono alla Siria, secondo il diritto internazionale e le numerose decisioni della Comunità internazionale.

Colgo l’opportunità di esprimere la mia speranza che Israele otterrà sicurezza all’interno di frontiere riconosciute e che le attività terroristiche contro il suo territorio, da parte di Hamas o di chiunque altro, saranno contenute e rese impossibili; inoltre, spero che il vostro governo cessi di praticare la politica della punizione collettiva applicata su scala totale da Hitler e dai suoi eserciti.

Le azioni come quelle che attualmente esercitano i militari di Israele a Gaza, ricordano gli olocausti dei greci a Kalavrita, Doxato, Distomo e certamente nel ghetto di Varsavia.

Con questi pensieri, permetta che esprima a voi e ai cittadini israeliani i miei auguri, e a tutta la gente della regione.

Atene, 30/12/2008

Theodoros Pangalos, Parlamentare (Grecia)

 

 

 

 

 

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