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Archive for ottobre 2008

 

Venerdì 31 Ottobre presso il Teatro dell’Iride di Petritoli (ore 21) serata di apertura della campagna di ascolto indetta dai partiti della Sinistra a sostegno della candidatura di Fabrizio Cesetti a Presidente della Provincia di Fermo.

Saranno presenti i Segretari Provinciali di Sinistra Democratica, Rifondazione Comunista, PdCI, Verdi oltre che gli Assessori ed i Consiglieri Provinciali uscenti di tali partiti.

In questa occasione Fabrizio Cesetti presenterà le principali linee programmatiche della Sinistra ed insieme a tutti gli altri esponenti politici dei partiti a suo sostegno saranno a disposizione dei cittadini per ascoltare esigenze, necessità, priorità e quant’altro possa essere ritenuto interessante per la nuova provincia di Fermo.

Tale campagna di ascolto sarà propedeutica alla definizione di un programma politico-amministrativo condiviso con tutti gli altri partiti del Centro-Sinistra con i quali si intende affrontare questo importante appuntamento elettorale.

Tutti gli elettori del Fermano sono invitati a partecipare.

La Sinistra per Cesetti Presidente

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CUOCHI DI BASSA CUCINA

 

da Piero Calamandrei in “Scuola Democratica”, 20 marzo 1950

 

Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuole fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in un alloggiamento per manipoli; ma vuole istituire, senza parere, una larvata dittatura.

Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di stato hanno il difetto di essere imparziali. C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia perfino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di stato. E magari si danno dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata.

Il partito dominante, non potendo apertamente trasformare le scuole di stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di stato per dare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tenere d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi, ve l’ho già detto: rovinare le scuole di stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico.

Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico.

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di Stefano Corradino (www.articolo21.info)

 

I virus pericolosi andrebbero stroncati sul nascere per non correre il rischio che si diffondano e diventino endemici. Non sappiamo se qualche insidioso parassita abbia colpito Francesco Cossiga  inducendolo a rilasciare un’intervista delirante sul quotidiano QN. Ciò che ci preoccupa è che il Cossiga pensiero possa fare proseliti. Citiamo dal Quotidiano Nazionale: ”Non esagero, credo davvero che il terrorismo tornera’ ad insanguinare le strade di questo Paese. E non vorrei che ci si dimenticasse che le Brigate Rosse non sono nate nelle fabbriche ma nelle universita’. Quanto alla possibilita’ di usare la forza pubblica espressa dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, Cossiga ha detto: ”Maroni dovrebbe fare quello che feci io quando ero ministro dell’Interno”, ha continuato. ”In primo luogo lasciare perdere gli studenti dei licei, perche’ pensi a cosa succederebbe se un ragazzino di dodici anni rimanesse ucciso o gravemente ferito…”. ”Lasciar fare gli universitari – ha continuato – Ritirare le forze di polizia dalle strade e dalle universita’, infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto, e lasciare che per una decina di giorni i manifestanti devastino i negozi, diano fuoco alle macchine e mettano a ferro e fuoco le citta”’. ”Dopo di che, forti del consenso popolare, il suono delle sirene delle ambulanze dovra’ sovrastare quello delle auto di polizia e carabinieri”, ha affermato Cossiga. ”Nel senso che le forze dell’ordine non dovrebbero avere pieta’ e mandarli tutti in ospedale – ha continuato – Non arrestarli, che tanto poi i magistrati li rimetterebbero subito in liberta’, ma picchiarli e picchiare a sangue anche quei docenti che li fomentano”. ”Soprattutto i docenti – ha sottolineato – Non dico quelli anziani, certo, ma le maestre ragazzine si’.

 

E se qualche esaltato dovesse prendere sul serio quelle che a qualcuno potrebbero suonare come solite e ininfluenti provocazioni? Se qualcuno decidesse di picchiare a sangue uno studente forte di questo avallo preventivo dell’ex capo dello Stato? 

 

Il picconatore non è nuovo a tali esternazioni. E non si tratta solo di “picconate” verbali. Quando era a capo del dicastero degli interni, l’11 marzo del 77 nella zona universitaria di Bologna nel corso di durissimi scontri tra studenti e forze dell’ordine morì il militante di Lotta continua Pierfrancesco Lorusso; pochi mesi dopo, a maggio, in una delle giornate di protesta più infuocate degli studenti, Cossiga rispose mandando veicoli trasporto truppa blindati (M113 ) nella zona universitaria. Morì Giorgiana Masi, studentessa di 19 anni del liceo Pasteur di Monte Mario. A quasi 30 anni di distanza, nel 2005 Cossiga scrisse che Giorgiana Masi probabilmente fu uccisa da “fuoco amico”, “da un proiettile sparato dagli stessi manifestanti”… Allora ci furono reazioni indignate, in primis Marco Pannella.  

 

Ci auguriamo che avvenga lo stesso anche oggi. A meno che Cossiga non smentisca tali dichiarazioni (con la tecnica del premier Berlusconi che esterna per ottenere un effetto per poi negare ciò che chiaramente ha detto) ma probabilmente non lo farà, ci auguriamo che qualcuno abbia la decenza di rispondergli. Magari qualcuno con qualche competenza di legge che ci confermi se le sue affermazioni rasentano “l’istigazione a delinquere”, o “l’eversione dell’ordine democratico”, o “l’attentato alla Costituzione” (reato di cui, non a caso fu chiesto a suo tempo l’impeachment per lo stesso Cossiga).

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UN’ALTERNATIVA CREDIBILE

 

Giovedì 23 ottobre, alle ore 21 presso la Sala Multimediale di Fermo, incontro con Gennaro Migliore della Direzione Nazionale del PRC – Area “Rifondazione per la Sinistra” sul tema “Contrastare le politiche del Governo Berlusconi. Preparare un’alternativa credibile”.

L’appuntamento rientra nel progetto “Insieme per la Costituente della Sinistra italiana” ed è aperto a partiti, associazioni, movimenti e singoli cittadini interessati ad avviare la fase costituente per la sinistra, anche nel nostro territorio, e a portare il proprio contributo al dibattito.

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Contro la (non) riforma della Gelmini, anche Sinistra Democratica batte un colpo. E’ programmato per giovedì 16 ottobre un dibattito sul tema “Quale idea di scuola per la sinistra”, con gli interventi di Luigi Ruzzetta (Coordinatore Sinistra Democratica Fermo), Giuseppe Vaglieco (Segretario Provinciale FLC-CGIL) e l’On. Alba Sasso (Responsabile Nazionale scuola SD). Appuntamento alle ore 17.30 presso il Caffè Letterario, in Piazza del Popolo a Fermo.

 

LA DESTRA DI BERLUSCONI E GELMINI

E’ NEMICA DELLA SCUOLA PUBBLICA

TREMONTI ORDINA (8 MILIARDI DI EURO DI TAGLI IN TRE ANNI) E GELMINI OBBEDISCE

 

Le conseguenze sono : 87.000 insegnanti e 43.000 bidelli, tecnici e amministrativi in MENO ( con una popolazione scolastica in lieve crescita).

 

GELMINI COLPISCE SOPRATTUTTO LA SCUOLA ELEMENTARE, CHE LA STESSA O.C.S.E. CONSIDERA TRA LE MIGLIORI AL MONDO, E POI GETTA FUMO IN FACCIA AGLI ITALIANI, INVENTANDOSI IL CINQUE IN CONDOTTA, LA MERITOCRAZIA E I GREMBIULINI “GRIFFATI”, CHE TANTO NON COSTANO NIENTE. A LEI!

 

ALLE FAMIGLIE ITALIANE INVECE QUESTI TAGLI COSTERANNO MOLTO:

 

MENO ore di scuola per tutti gli studenti, dalle elementari alle superiori

 

MENO tempo prolungato per le elementari : se va bene, diventerà un parcheggio “doposcuola” e, se va male, sarà abolito.

 

MENO Scuole elementari : quelle piccole, di paese o di montagna, saranno chiuse ed accorpate a quelle dei centri più grandi . Le famiglie dovranno naturalmente accollarsi i disagi le spese di trasporto.

 

MENO insegnanti, uno solo, alle elementari : un maestro “tuttologo”, necessariamente meno preparato

 

MENO insegnanti di sostegno per i bambini e i ragazzi “diversamente abili”: i docenti che rimarranno sul sostegno dovranno occuparsi di più studenti, con risultati prevedibili già ora.

 

PIU’: l’unico segno “più” dei tagli TREMONTI-GELMINI riguarda gli alunni, che arriveranno a TRENTA e oltre in ciascuna classe : I PIU’ DEBOLI ? AFFARI LORO ! questa è la filosofia della competizione nella vita in salsa berlusconiana.

 

Ciò che stupisce ed offende è la SFRONTATEZZA della Gelmini che, abituata alle bugie del capo, parla addirittura di RIFORMA SERIA e MERITOCRATICA, invece di dire la VERITA’ :

 

LA VERITA’ E’ CHE PER LEI LA SCUOLA PUBBLICA DEVE FUNZIONARE SEMPRE PEGGIO, PERCHE ALTRIMENTI PRODURREBBE INTELLIGENZA E CAPACITA’ CRITICA, QUALITA’, QUESTE, CHE NON FANNO RIMA CON GLI INTERESSI DEL CAPO!

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DA FERMO… A ROMA

 

Per la manifestazione di sabato 11 ottobre a Roma, è stato organizzato (da parte dei partiti della sinistra fermana) un pullman che partirà alle ore 8 da Fermo ed alle ore 8.15 da Porto San Giorgio.

info e prenotazioni: 347.7526191 – www.11ottobreinpiazza.org

 

 

 

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La manifestazione dell’11 ottobre L’opposizione è nelle nostre mani” vuole dare visibilità al fatto che c’è un’Italia che non si rassegna alle politiche devastanti messe in atto dal Governo Berlusconi.

Da un lato, con tale iniziativa, si intende far incontrare le molte realtà locali che si sono già mosse su singoli obiettivi, dando un respiro più ampio alle loro lotte, dall’altro avviare una stagione nuova di azioni ampie, unitarie, condivise a difesa della Costituzione e della democrazia.

E’ indubbio che fra i valori costituzionali sotto attacco vi sono quelli, basilari per la civile convivenza, che pongono tutte le persone sullo stesso piano, al di là delle differenze di genere, di religione, di paese di provenienza.

Gli ultimi mesi sono stati segnati, infatti, da un’escalation del razzismo e della xenofobia, ai vari livelli istituzionali e nella società, in un giro vizioso che ha visto il senso comune alimentato dalle campagne mediatiche, dai provvedimenti governativi, dalle politiche securitarie diffuse e gli atti di governo giustificati dal consenso dell’opinione pubblica.

L’individuazione continua di capri espiatori per le difficoltà crescenti causate dalla crisi economica, il clima di paura e di insicurezza, provocato in primo luogo dalla perdita di certezze per il proprio futuro e, in gran parte, indotto e alimentato dai governanti e da certi mass media, ma addebitato (dai governanti) al “diverso” di turno (il Rom, il rumeno, il cosiddetto “clandestino”, il migrante in genere), il venir meno di punti di riferimento validi e credibili a livello politico e culturale stanno portando ad un imbarbarimento generale della società, ad un arretramento pauroso del grado di civiltà del Paese, ad una situazione di “allarme rosso” rispetto alla stessa vita democratica.

Tutto ciò ha suscitato una molteplicità di reazioni – di associazioni, gruppi, singole persone -, ma è mancata una risposta corale, come altre volte vi è stata, che dicesse, in modo chiaro, netto, visibile, NO AL RAZZISMO ED ALLA XENOFOBIA.

Per questo tale NO deve essere al centro della manifestazione dell’11 ottobre, accanto a quelli, altrettanto decisi, riguardanti la guerra, il precariato e l’annullamento dei diritti delle lavoratrici e dei lavoratori, la devastazione ambientale, la violenza maschile sulle donne, gli attacchi alla scuola pubblica, alla laicità dello Stato, all’autodeterminazione femminile, alla libertà d’informazione, alla legalità, alla salute ed alla sicurezza negli ambienti di lavoro.

Non si tratta solo di dire dei no, ma di riproporre politiche e progetti che abbiano al centro la qualità della vita delle persone in carne ed ossa.

Più precisamente, per quanto riguarda i migranti, i rifugiati, i profughi, occorre riaffermare come obiettivi, a livello locale e nazionale, i diritti di cittadinanza, compreso quello di voto, i processi di accoglienza e d’inclusione, lo sviluppo di azioni solidali, l’azione concreta contro ogni tipo di discriminazione, la chiusura dei CPT, l’abolizione della Bossi-Fini, l’approvazione di una legge sull’asilo.

E’ su queste basi che invitiamo a partecipare numerosi alla manifestazione dell’11/10 a Roma, convinti che il suo successo possa essere di stimolo allo sviluppo di movimenti e di vertenze in grado di contrastare la deriva in atto e di avviare percorsi diversi, verso quell’ “altro mondo possibile”  che diviene sempre più necessario.

 

www.11ottobreinpiazza.org

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EMILIO VESPA

 

di Marco Travaglio – da l’Unità

 

La notizia sorprenderà qualcuno, ma carta canta: Bruno Vespa potrebbe essere in buona fede. Anzi in buona Fede, nel senso di Emilio, come lo chiama familiarmente Al Tappone. La prova? Eccola: una letterina inviata da Emilio Vespa alla Stampa, in risposta a un’intervista di Beatrice Borromeo, che aveva osato dire quel che pensa (come milioni di italiani) di Porta a Porta: “Ridicolo. All’estero lo prendono in giro. È privo di qualsiasi dignità. L’episodio di Vespa scambiato da Berlusconi per il ‘dottor Fede’ è significativo. Il conduttore mette a proprio agio al di là della verità, non ponendo mai obiezioni per amore della poltrona. Per questo i politici vanno lì e non da Santoro: sanno che non gli succederà nulla. E questo, giornalisticamente, è inaccettabile… Con la Vezzali mi sembrava imbarazzato persino Berlusconi! Poi ognuno dice quello che gli pare… ma non capisco cosa c’entri con un programma d’approfondimento. Quella è adulazione”.

 

Comprensibilmente risentito, in quanto disabituato alle critiche, Emilio Vespa s’è scagliato contro la Borromeo dandole della “valletta di Santoro”, “cinguettante” e dotata di un misero “cervellino”. Poi ha fornito la prova insuperabile dell’unanime apprezzamento di cui godrebbe Porta a Porta nel mondo intero: “Pochi giorni fa Josè Maria Aznar, già carismatico primo ministro spagnolo, ha lodato Porta a Porta definendola la migliore trasmissione europea del suo genere e rammaricandosi che altri Paesi, a cominciare dal suo, non la imitino… Aznar chiese espressamente di essere invitato a Porta a Porta durante una sua visita ufficiale e lo stesso ha fatto il primo ministro rumeno che verrà in ottobre in Italia”.

 

Ecco, ad avviso dell’insetto la qualità di un programma di informazione si misura dal gradimento dei politici. Se i suoi ospiti e aspiranti ospiti ne parlano bene, vuol dire che il programma è buono. Per lui, i padroni sono i politici, non i cittadini. Infatti nel ’93 proclamò tutto giulivo che il suo “editore di riferimento” era la Dc di Forlani, appena indagato per Tangentopoli, col quale inscenò un’intervista a braccetto, scorticandosi le ginocchia. L’idea che il gradimento spetti al pubblico che paga il canone e auspicherebbe, magari, eventualmente, interviste con domande, non l’ha mai sfiorato. E nemmeno il sospetto che Aznar (così “carismatico” da farsi trombare dal giovane outsider Zapatero) voglia importarlo in Spagna perché i giornalisti spagnoli fanno domande. Il carismatico Aznar sa benissimo cosa accade se un politico mente e la libera informazione lo sbugiarda, peggio ancora se in campagna elettorale. Infatti lui, in campagna elettorale, tentò di addossare ai baschi dell’Eta, anziché ad Al Qaeda, la strage sui treni di Madrid. Avesse avuto a disposizione un Porta a Porta con un insetto iberico in studio, avrebbe trovato una formidabile cassa di risonanza per la sua carismatica maxi-balla e avrebbe rivinto le elezioni. Invece, purtroppo per lui, dovette fare i conti con la stampa e le tv spagnole pubbliche e private, che gli smontarono la bufala in quattro e quattr’otto, facendogli perdere 10 punti. Più o meno quel che è accaduto dieci giorni fa alla povera Sarah Palin al suo esordio su una tv nazionale, scarnificata dall’intervistatore.

 

L’altroieri è toccato a John Mac Cain, che ha disertato il faccia a faccia con Lettermann inventandosi un impegno inesistente ed è stato subito sputtanato dal grande Dave, che gli ha dato del “bugiardo” in diretta. Cose inimmaginabili in Italia, soprattutto per Emilio Vespa. Qualche anno fa, intervistata nel docu-film di Sabina Guzzanti “Viva Zapatero!”, Marcelle Padovani del Nouvel Observateu confessò sconsolata: “Io sono incapace di raccontare Porta a Porta. Il mio giornale mi ha chiesto di fare un pezzo sulle trasmissioni televisive. Ma non riesco a sintetizzare che cos’è Porta a Porta per il pubblico francese, perché non c’è l’equivalente, non esiste”. Porta a Porta è il sogno di tutti i politici bugiardi del mondo che però, all’estero, devono limitarsi a sognare. In Italia, invece, si prenotano con una telefonatina a Emilio Vespa e lui, come ebbe a dire in una memorabile telefonata intercettata col portavoce di Fini, gli “confezioniamo addosso la trasmissione”. Poi, certo, qualche rischio permane: è lo stesso Emilio Vespa a rammentare che “Yasser Arafat e Simon Peres si incontrarono a Porta a Porta per l’ultima volta”. Poi Arafat morì. Più che Porta a Porta, Porta Sfiga.

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