Nicola Fratoianni, Segretario regionale Prc
(17 dicembre 2008 – www.aprileonline.info)
Martedì per la Puglia è stata una giornata importante, una di quelle di cui ci si augurava l’arrivo da anni. Il Consiglio regionale ha approvato una legge che impone alla imprese sul territorio regionale la riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti. Quest’iniziativa della Giunta pugliese interviene in particolare su una vicenda lunga, complessa e drammatica come quella dell’ILVA di Taranto.
Quella del più grande stabilimento siderurgico d’Europa è insieme la storia di una speranza, quella del lavoro e dello sviluppo, e di molte tragedie, dalla lista infinita degli incidenti sul lavoro a quella delle morti dovute all’inquinamento che quella fabbrica ha dispensato per anni nel territorio. Dal 1963, quando l’allora ITALSIDER veniva accolta a Taranto come un sogno di sviluppo e di riscatto per il sud, al 29 novembre del 2008 quando oltre ventimila persone hanno invaso le vie principali della città per urlare la rabbia e il dolore di un territorio devastato dall’inquinamento ambientale prodotto in questi 45 anni di attività industriale. Un tempo lunghissimo durante il quale ogni riferimento ad un pesantissimo bilancio sanitario, fatto di un numero inaudito di malati e morti di tumori e leucemie nella provincia jonica, è stato sepolto da un asfissiante e continuo ricatto occupazionale.
E’ dunque in questo quadro che il 16 dicembre del 2008 è stata approvata da parte del Consiglio Regionale la legge che, in controtendenza con la normativa nazionale arretrata e reticente (basti considerare che quest’ultima consente un livello di emissioni pari a 0,01mg/mc, superiore di oltre 20.000 volte alla soglia di 0,4ng/mc), fa della Puglia un territorio che si pone in linea con le più avanzate legislazioni europee.
La norma infatti, obbliga le imprese (tra cui l’ILVA) a mantenersi sotto la soglia di 2,5 ng di tossicità equivalente per mc (soglia massima consentita in Europa) entro aprile 2009 e a scendere sotto la soglia di 0,4 ngTEQ/Nmc entro dicembre 2010 (livello previsto dalla Direttiva UE e dal Protocollo di Aarhus, firmato anche dall’Italia).
La scelta del Governo pugliese, sostenuta dai movimenti ambientalisti e dai cittadini di Taranto, è un segnale forte che parla direttamente a processi più ampi, oltre le tematiche meramente regionali. In un paese dove il governo delle destre si siede ai tavoli europei in merito all’accordo sul clima per chiedere di dilazionare la riduzione dell’inquinamento, usando come giustificazione la crisi economica, la Puglia dimostra, con il complesso della sua attività legislativa, oltre che con questa legge, che si può perseguire scelta dopo scelta un modello di sviluppo diverso.
Non è un caso infatti che la legge arrivi dopo un lungo scontro con il governo nazionale, sordo e muto, più attento al consenso dei grandi gruppi industriali che a quello dei cittadini che vivono in zone altamente inquinate. Non è un caso perché siamo su una frontiera decisiva: non soltanto per la sinistra, che deve essere in grado di rispondere alle sfide del presente coniugando difesa del lavoro e dell’ambiente, ma per la politica tutta. Basterebbe ogni tanto buttare un occhio al di là dell’Oceano, al dibattito che negli Stati Uniti segue alla straordinaria elezione di Obama, per capire qual è la posta in palio.
La crisi finanziaria globale, che ormai si può dire trasferita all’economia reale, ha svelato l’inganno dell’infallibilità dell’autoregolamentazione del mercato, e costretto tutti i governi ad intervenire in economia. Eppure sono pochissimi quelli che si pongono il problema di prospettare con esso la possibilità di un futuro migliore. Per farlo non basta salvare le banche e lasciare che tutto prosegua inalterato, è necessario mettere in campo un indirizzo pubblico, frutto anche di una democrazia dei conflitti, come è stata la vicenda di Taranto, su cosa e come produrre.
Obama lancia la sfida della riduzione dell’inquinamento alla case automobilistiche. La Puglia la lancia a sé stessa, alle sue imprese e industrie: ridurre l’inquinamento, costruire sviluppo sulle energie rinnovabili. Lo stiamo già facendo: in questi anni la Puglia è divenuta prima in Italia per eolico e terza per fotovoltaico. Potevamo immaginarlo fino a tre anni fa?
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