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Archive for dicembre 2008

PER ME LA SINISTRA

 

di Darwin Pastorin

 

Per me la sinistra è prendere per mano la persona che mi sta accanto,

non avere paura di camminare per le strade,

vedere negli occhi di chi viene in Italia a cercare una speranza

gli stessi occhi dei nostri padri e dei nostri nonni

che quella speranza la cercarono pochi anni fa

non un secolo fa,

in viaggi di nevi e lacrime

verso un altro luogo, un altro orizzonte,

reduci dalla fame, dalla luce nera, dalle macerie.

Per me la sinistra è la forza della memoria,

la cicatrice che diventa comprensione.

il dolore che si trasforma in tolleranza,

il passato che è una porta spalancata sul futuro,

sono i nostri figli

la nostra voglia di libertà, di pace,

di nuvole da contare e raccontare.

Per me la sinistra è la terra dura, la zappa del contadino,

lo studio per tutti,, il razzismo sepolto dai colori,

un fiume che si chiama giustizia,

l’allegria di essere per gli altri e con gli altri.

Insieme. Uniti. Felici

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[Contromano di Curzio Maltese – dal Venerdì di Repubblica]

 

Nei drammi nazionali arriva sempre il momento in cui scatta l’intermezzo comico. E’ accaduto quando, in piena bufera economica, la scure dei tagli è scivolata per sbaglio su 130 milioni di euro destinati alle scuole private cattoliche. Un’inerzia se confrontata con gli 8 miliardi di tagli previsti per l’istruzione pubblica. Ma abbastanza per stravolgere i ruoli in commedia.

Il papa ha impugnato il bastone del cambio di scena e ha cominciato a riassegnare le parti, a partire da se stesso. Benedetto XVI, com’è noto, è impegnato da mesi a illustrare all’umanità i vantaggi morali della spaventosa crisi economica, quasi un segno della Provvidenza per far comprendere agli uomini quanto sia effimera una civiltà fondata sull’avidità e sul danaro. Bene, appena saputo dei 130 milioni, il santo padre si è precipitato a dire che lo Stato, al contrario, dovrebbe favorire con altri bonus “il diritto inalienabile delle famiglie ad educare i figli secondo le proprie convinzioni religiose“. Del diritto inalienabile dei cittadini di uno Stato laico a non sborsare soldi per mandare i figli degli altri nelle scuole private importa naturalmente un fico secco. Il giorno stesso monsignor Stenco della Cei ha voluto chiarire che il papa ce l’aveva proprio con quel taglio.

Ed ecco il resto del cambio di scena. Il ministro Tremonti, che ha collaborato troppo a lungo col Vaticano per non capire certi segnali, ha smesso al volo la maschera di novello Quintino Sella e ha ordinato di ripristinare i fondi per le scuole cattoliche. Perchè sia chiaro che mentre possiamo serenamente fare a meno di maestri elementari e ricercatori universitari, l’insegnamento della religione è nel 2008 un valore essenziale e intoccabile per il futuro del Paese. Su otto miliardi e centomila posti tagliati all’istruzione, non un euro o un posto riguarda infatti l’ora di religione, in teoria facoltativa, per la quale l’Italia spende la cifra record mondiale di un miliardo l’anno.

E l’opposizione? Il modernissimo Partito Democratico ha per una volta abbandonato la polemica contro il governo e quelle interne per unirsi come un sol uomo nell’applauso alla retromarcia di Tremonti.

Il ministro ombra dell’istruzione Maria Pia Garvaglia, finora uno dei ministri più ombra, stavolta è uscita allo scoperto per invocare altri aiuti alle scuola cattoliche. Con tanti saluti all’articolo 33 della Costituzione. A noi spettatori resta ben poco da fare, se non unirci nell’applauso all’intera compagnia. Bene, Bravi. Non c’è bisogno di chiedere il bis, tanto arriva lo stesso.

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ilva-taranto

 

Nicola Fratoianni, Segretario regionale Prc

(17 dicembre 2008 – www.aprileonline.info)

 

Martedì per la Puglia è stata una giornata importante, una di quelle di cui ci si augurava l’arrivo da anni. Il Consiglio regionale ha approvato una legge che impone alla imprese sul territorio regionale la riduzione delle emissioni di sostanze inquinanti. Quest’iniziativa della Giunta pugliese interviene in particolare su una vicenda lunga, complessa e drammatica come quella dell’ILVA di Taranto.

Quella del più grande stabilimento siderurgico d’Europa è insieme la storia di una speranza, quella del lavoro e dello sviluppo, e di molte tragedie, dalla lista infinita degli incidenti sul lavoro a quella delle morti dovute all’inquinamento che quella fabbrica ha dispensato per anni nel territorio. Dal 1963, quando l’allora ITALSIDER veniva accolta a Taranto come un sogno di sviluppo e di riscatto per il sud, al 29 novembre del 2008 quando oltre ventimila persone hanno invaso le vie principali della città per urlare la rabbia e il dolore di un territorio devastato dall’inquinamento ambientale prodotto in questi 45 anni di attività industriale. Un tempo lunghissimo durante il quale ogni riferimento ad un pesantissimo bilancio sanitario, fatto di un numero inaudito di malati e morti di tumori e leucemie nella provincia jonica, è stato sepolto da un asfissiante e continuo ricatto occupazionale.

E’ dunque in questo quadro che il 16 dicembre del 2008 è stata approvata da parte del Consiglio Regionale la legge che, in controtendenza con la normativa nazionale arretrata e reticente (basti considerare che quest’ultima consente un livello di emissioni pari a 0,01mg/mc, superiore di oltre 20.000 volte alla soglia di 0,4ng/mc), fa della Puglia un territorio che si pone in linea con le più avanzate legislazioni europee.

La norma infatti, obbliga le imprese (tra cui l’ILVA) a mantenersi sotto la soglia di 2,5 ng di tossicità equivalente per mc (soglia massima consentita in Europa) entro aprile 2009 e a scendere sotto la soglia di 0,4 ngTEQ/Nmc entro dicembre 2010 (livello previsto dalla Direttiva UE e dal Protocollo di Aarhus, firmato anche dall’Italia).

La scelta del Governo pugliese, sostenuta dai movimenti ambientalisti e dai cittadini di Taranto, è un segnale forte che parla direttamente a processi più ampi, oltre le tematiche meramente regionali. In un paese dove il governo delle destre si siede ai tavoli europei in merito all’accordo sul clima per chiedere di dilazionare la riduzione dell’inquinamento, usando come giustificazione la crisi economica, la Puglia dimostra, con il complesso della sua attività legislativa, oltre che con questa legge, che si può perseguire scelta dopo scelta un modello di sviluppo diverso.

Non è un caso infatti che la legge arrivi dopo un lungo scontro con il governo nazionale, sordo e muto, più attento al consenso dei grandi gruppi industriali che a quello dei cittadini che vivono in zone altamente inquinate. Non è un caso perché siamo su una frontiera decisiva: non soltanto per la sinistra, che deve essere in grado di rispondere alle sfide del presente coniugando difesa del lavoro e dell’ambiente, ma per la politica tutta. Basterebbe ogni tanto buttare un occhio al di là dell’Oceano, al dibattito che negli Stati Uniti segue alla straordinaria elezione di Obama, per capire qual è la posta in palio.

La crisi finanziaria globale, che ormai si può dire trasferita all’economia reale, ha svelato l’inganno dell’infallibilità dell’autoregolamentazione del mercato, e costretto tutti i governi ad intervenire in economia. Eppure sono pochissimi quelli che si pongono il problema di prospettare con esso la possibilità di un futuro migliore. Per farlo non basta salvare le banche e lasciare che tutto prosegua inalterato, è necessario mettere in campo un indirizzo pubblico, frutto anche di una democrazia dei conflitti, come è stata la vicenda di Taranto, su cosa e come produrre.

Obama lancia la sfida della riduzione dell’inquinamento alla case automobilistiche. La Puglia la lancia a sé stessa, alle sue imprese e industrie: ridurre l’inquinamento, costruire sviluppo sulle energie rinnovabili. Lo stiamo già facendo: in questi anni la Puglia è divenuta prima in Italia per eolico e terza per fotovoltaico. Potevamo immaginarlo fino a tre anni fa?

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matteo-renzi

 

di Pietro Ancona

(16 dicembre 2008 – http://aprileonline.info)

 

Venerdì sera abbiamo assistito all’ultima puntata delle Invasioni barbariche programma condotto da Daria Bignardi. Confesso di essermi assai dispiaciuto nel sapere che non avremo più l’autentico godimento delle interviste di questa intelligente, colta, arguta, indipendente giornalista capace di tenere testa a chiunque e di cavare fuori, si può dire socraticamente, il personaggio che alberga dentro il suo intervistato (a volte davvero laido).

Venerdì sera ha avuto per le mani il giovane Renzi. Trentaquattro anni! Ho appreso dopo che si tratta niente di meno che del Presidente della provincia di Firenze. Un ragazzo, al cospetto dell’età media dei nostri politici, ma con gli anni di matusalemme in quanto a scafato cinismo, con una vecchiaia interiore da fare orrore.

Si è impelagato in una descrizione della sua bravura nella lotta all’interno del PD. Si è dichiarato rutelliano. Ha detto quanto mi voleva insegnare da ragazzo un mio vecchio spallacchiato compagno di consiglio comunale: “Pietro, la politica è ficatu, ficatu, purmuni”, cioè fegato, fegato, polmone, ovvero dovunque vai porta pesci, empirismo, presa in giro etc.

Se è questa la nuova generazione della politica italiana, del partito che vuole cacciare via Berlusconi per insediarsi al potere, c’è davvero da essere molto ma molto allarmati.

Trentaquattro anni, niente ideali, niente riferimenti sociali, solo potere, lotta dentro le burocrazie politiche. Almeno è questo il quadro, per me desolante, offerto.

Interrogato sul merito delle sue scelte etiche è riuscito a far dire alla brava Bignardi “ma lei è davvero di destra”.

Matteo Renzi (Pd) ha anche di fatto detto: né matrimoni gay né unioni civili.

Se il nuovo che avanza nel Pd è questo, stiamo freschi!

Da Daria Bignardi, che venerdì ha chiuso le Invasioni barbariche, si è esibito Matteo Renzi, giovane.

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2009, UN ANNO IN ROSSO

 

il-manifesto-19-dicembre

 

Cari lettori e amici, i tagli del governo al fondo per l’editoria cooperativa costringono noi e voi a fare i salti mortali. Così vi proponiamo un evento straordinario, un regalo di Natale, mandando in edicola un giornale a prezzo straordinario, una sorta di record del mondo dell’editoria.

Venerdì 19 dicembre il manifesto costerà 50 euro. Insieme al giornale ci sarà uno “speciale” per cercare una lettura “creativa” del futuro prossimo: 2009, UN ANNO IN ROSSO. Previsioni, consigli, suggestioni e parabole sull’anno della grande crisi. Pensati, scritti e offerti da Andrea Baiani, Stefano Benni, Mihai Butcovan, Massimo Carlotto, Ascanio Celestini, Vincenzo Consolo, Sandro Dazieri, Valerio Evangelisti, Dario Fo, Giulio Laurenti, Daniele Luttazzi, Paolo Nori, Ermanno Rea, Tiziana Rinaldi, Alessandro Robecchi, Domenico Starnone, Vauro.

Partecipate con noi a questo evento, fate girare questo messaggio.

Un caro saluto

 

Mariuccia Ciotta, Valentino Parlato, Gabriele Polo

 

www.ilmanifesto.it

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LE PRIMARIE DELLE IDEE

di Sofia Ciardello (www.sinistra-democratica.it)

 

Partecipazione vera. Idee in movimento. Passione politica. Entusiasmo e un po’ di delusione. Desiderio di inizio.

Queste e molte altre le  parole che si potrebbero usare per descrivere ciò che è avvenuto sabato 13 dicembre a Roma. 

Tantissime donne e uomini si sono riuniti in un teatro, l’Ambra Jovinelli, troppo piccolo per contenerli tutti ed hanno davvero partecipato ad un incontro inconsueto. S’erano dati appuntamento nonostante pioggia, vento e neve che spazzavano la penisola, senza sapere in fondo cosa sarebbero andati a fare. Ma spinti dalla necessità di esserci in prima persona per assumersi responsabilità.

Innanzitutto quella di indicare i primi cinque temi fondanti per la sinistra compilando un questionario:

Sinistra è speranza di trasformazione;

la sinistra mette al centro lavoratori e lavoratrici;

Sinistra è laicità;

la Sinistra pratica il principio di uguaglianza nelle differenze;

la Sinistra tutela l’ambiente.

E poi anche, responsabilità, di metterci la faccia e di chieder la parola. Tantissime le richieste di intervento, per selezionarle l’estrazione a sorte da due urne diverse in modo che fosse rigorosamente rispettata l’alternanza uomo donna. 50 sono quelli che son soliti sul palcoscenico e dal microfono hanno detto, rigorosamente in tre minuti scanditi dallo scorrere della sabbia di una clessidra, ciò che loro sinistra è. Ma hanno anche chiesto che si rompano indugi e titubanze e si proceda alla costruzione di un nuovo soggetto che renda concrete le cose che si sono affermate in questo sabato romano. E ad un tratto la platea ha cominciato a ritmare con forza, in coro: “par-ti-to. par-ti-to”.

Da questa determinazione, da questa voglia di cimentarsi finalmente nella costruzione del futuro politico della sinistra un po’ di delusione. Perchè il partito non è nato, perchè l’associazione ha dato appuntamento a fine gennaio per cominciare a scrivere regole e carta di intenti, a febbraio per far vivere nelle mille piazze delle nostre città di nuovo per tanti e tante altre le primarie delle idee per poi insieme di nuovo in assemblea per finalmente ratificare e forse decidere.

Ecco, che quella delusione diventi energia per allargare e velocizzare il processo di costruzione del, davvero ora si, nuovo partito.

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TRA MAFIA E MAFIOSITÀ

Due mesi fa, mentre in tutta Italia si moltiplicavano le iniziative di solidarietà a Roberto Saviano, minacciato di morte dalla criminalità organizzata, a Fermo è stato invitato il Senatore Marcello Dell’Utri (condannato in primo grado per concorso esterno in associazione mafiosa) a parlare dei fantomatici diari di Mussolini. Sul palco insieme al Senatore, il Sindaco di Fermo.

La società civile della città di Fermo reagì, e moltissimi cittadini protestarono davanti all’auditorium dove si tenne la conferenza.

Ci trovammo in tanti quella sera e il fatto di venire sbeffeggiati nei giorni successivi da una prona testata locale, non intaccò, anzi fece crescere la nostra voglia di reagire all’affronto che questa città, democratica e antifascista, aveva subito. Ci siamo rivisti molte volte da quella sera e abbiamo deciso di organizzare una conferenza riparatoria, ci siamo divisi i compiti, abbiamo cercato il sostegno di altre associazioni e dei partiti che credono nella legalità e nello Stato nato dalla Resistenza.

L’appuntamento con Salvatore Borsellino, fratello del giudice ucciso nel 1992 da Cosa Nostra, è per venerdì 12 dicembre, alle ore 21 all’Auditorium San Martino di Fermo.

A seguire presso la Sala degli Artisti proiezione del film “Gomorra”.

 

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IL MANIFESTO. CHE FARE?

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