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Archive for aprile 2009

CLAUDIO FAVA A FERMO

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Giovedì 30 aprile, alle ore 21 presso la Sala dei Ritratti (Palazzo dei Priori) di Fermo, incontro con Claudio Fava, candidato alle Elezioni Europee, e Fabrizio Cesetti, candidato Presidente della Provincia di Fermo.

www.associazioneperlasinistra.it

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di Angelo Maria Perrino (www.affaritaliani.it)

C’è da innamorarsi di Nichi Vendola. Da restare politicamente affascinati dal suo progetto di Sinistra e Libertà: “Non un partito, ma un partire”, scherza con le parole, come ama fare da appassionato filologo (“bisogna giocare con le parole per evitare che le parole giochino te”). C’è da guardare con attenzione alla sua idea di portare dentro questa “sinistra schiantata”, che “vive di piccole storie” le “differenze da vivere come un dono”. C’è da seguire il percorso di questo cinquantenne barese iscritto sin da giovanissimo alla FGCI e al Partito Comunista Italiano, laureato in lettere con una tesi su Pier Paolo Pasolini, poeta egli stesso ed ex giornalista dell’Unità. Per l’argomentare efficace ma anche forbito di questo ex parlamentare Ds dichiaratamente gay ma di formazione cattolica, promotore e fondatore dell’associazione Arcigay e della Lega italiana per la lotta contro l’AIDS (Lila). Di quest’uomo diverso (ora porta una fedina oltre che sull’orecchio anche sul pollice destro), che dice di voler unire, come in America Latina, la radicalità della sinistra di lotta con la concretezza della dimensione di governo. E offre come curriculum l’esperienza di quella regione Puglia che sotto il suo governatorato (epica la sconfitta che inflisse al detentore del titolo, il Governatore di Forza Italia Raffaele Fitto) e diventata la prima regione italiana per la produzione delle energie alternative. E ha convinto l’Ilva di Taranto ad abbattere le emissioni inquinanti che hanno fatto della città delle cozze un concentrato di diossina rispetto alla quale Seveso è un’oasi del Wwf.

Ascoltiamolo, in questa video-intervista ad Affaritaliani.it. Nelle sue critiche al Pd,un progetto che, mescolando “il diavolo e l’acqua santa” è “segnato”, a causa del suo governismo, della sua subalternità, delle sue troppe ambiguità, in economia e sui diritti civili. Studiamolo, questo pugliese che si definisce “figlio dell’amore per Gramsci, Berlinguer, Tommaso Fiore, Gaetano Salvemini e i grandi riformisti meridionali. Ma anche di Sandro Pertini, Laura Conti e l’ecologismo politico.Affascinato perfino da “culture e storie fuori dal recinto del nostro cantiere”, come, ad esempio quella di un altro politico pugliese, Aldo Moro, con la sua idea di un Sud “non porzione lamentosa ma punto di contatto tra Europa e Mediterraneo”. O quella, fondamentale nella trasformazione della destra italiana (“avevo amicizia per lui, gli avversari vanno studiati, con i loro sistemi di potere e le loro formule egemoniche, specie quando hanno successo”) di un altro pugliese doc Pinuccio Tatarella.

Rilanciare l’inviolabilità della vita, distrutta dal “mondo-market” e dal “totalitarismo della mercificazione, dalla subordinazione al profitto, dalla trasformazione delle persone in cose”. Combattere la crisi economica che, lungi dall’essere una grandinata o un terremoto, ha dei responsabili, da mettere sotto accusa: la finanziarizzazione dell’economia, (“che ha raccontato che il lavoro non era necessario e lo ha schiaffeggiato e messo in cantuccio mentre ora va rimesso al centro”), lo strapotere delle società di rating. Di quei giovanotti a cui bastano un paio d’ore per farsi raccontare aziende complesse e poi emettere il loro rating, che se è negativo ti può costare il downgrade e il fallimento”. O agenzie parabancarie che, “come accaduto nel caso dell’Acquedotto Pugliese, sono appollaiate come avvoltoi e aspettano un tuo piccolo passo falso per papparselo”.

E allora la battaglia di Sinistra e Libertà è contro “le elite che fanno i comodi loro a nome del popolo”, riducendolo a spettatore di quella “rivoluzione passiva”, nella quale “la politica si riduce solo alla discesa in campo del leader. E la sinistra ci è cascata: demonizzava Berlusconi e contemporaneamente si berlusconizzava”. E contro le “banche tuttofare affette dalla mania delle conquiste coloniali, di altre banche o di altre aree politico-informative contigue”. Che poi si comportano “come strozzini verso le famiglie e le piccole imprese”. E verso le quali il governo deve porre delle condizioni, se chiedono, banche o anche imprese, gli aiuti pubblici. “Perchè Tremonti e Sacconi non sono osservatori di costume. E sui licenziamenti non ci vuole una semplice moral suasion: ti do delle cose ma tu non licenzi, non puoi far crepare la gente nelle tue fabbriche,devi rispettare i vincoli che ti pongo, ambientali e sociali”.

L’obiettivo è la ricostruzione della sinistra. Mettendo insieme idee nuove, nuovi soggetti e cani sciolti, dai socialisti ai verdi ai dissidenti di Rifondazione (“Ferrero e Diliberto vogliono solo rilanciare il comunismo. Io no”). Per un “campo largo dell’opposizione sociale e politica a Berlusconi”.

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il-manifesto

di Claudio Fava

Soffia un vento di controriforma che vorrebbe azzerare l’autonomia del giornalismo italiano e affermare l’obbedienza dovuta delle reti pubbliche televisive al governo: é tempo che siano i giornalisti a far sentire la loro voce.

Se in questo Paese la parola democrazia conserva ancora una sua decenza lo dobbiamo alle schiene di molti colleghi che in questi anni non si sono mai piegate: spezzate, piuttosto, anche al costo della vita.

Faccia un passo indietro la politica, ne faccia uno avanti questo mestiere: con le sue ragioni, la sua dignità, la sua irrinunciabile idea di libertà.

Una redazione di schiene dritte é cento volte più autorevole dei pasticci di dirigenti, direttori e amministratori.

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cofferati

di Stefano Baldazzi (www.sinistra-democratica.it)

In vista delle elezioni europee il partito democratico ha dato un’altra dimostrazione della sua incapacità di rinnovamento candidando due personaggi della politica bolognese che non sarebbero dovuti a mio avviso essere candidati.

Sergio Cofferati dopo aver ricoperto in maniera molto deludente il ruolo di sindaco di Bologna dal 2004, aveva detto nell’ottobre scorso che non si ricandidava per motivi familiari in quanto la distanza dalla famiglia e dal figlio residenti a Genova non gli consentivano di fare contemporaneamente il politico e il padre e aveva pertanto deciso di fare solamente il padre. Aveva anche aggiunto che se si fosse candidato alle Europee , sarebbe stato giusto tacciarlo di ipocrisia.

Ora che Franceschini ha annunciato la sua candidatura nel collegio nord-ovest , cosa dovremmo pensare di Sergio Cofferati , solo alcuni secoli politici fa potenziale leader della sinistra italiana ?.

Salvatore Caronna , segretario regionale del Pd emiliano , sarà candidato alle europee pur essendo contemporaneamente consigliere regionale fino al 2010 e segretario regionale del Pd, cioè suo massimo esponente locale.

Inoltre nel 2004 si era candidato a consigliere comunale a Bologna quando era segretario provinciale dei DS e nel 2005, già consigliere comunale, aveva deciso di candidarsi, poi eletto, anche in Regione.

Un esempio di politico molto attento a sommare incarichi e stipendi senza considerare l’impossibilità oggettiva di onorare contemporaneamente impegni così importanti e incapace di comprendere che questo modo di fare politica allontana i cittadini dalla stessa e fa pensare che i politici, anche a sinistra, sembrano avere più attenzione ai benefici economici della carriera politica che a cercare di dare risposta ai problemi concreti dei cittadini.

Sarebbe ora che vi fosse una normativa che impedisca a qualsivoglia politico di sommare incarichi di partito e istituzionali oppure di ricoprire più di una carica pubblica. E’ una vergogna che di fronte a tante persone senza lavoro vi siano politici che guadagnano due stipendi, magari di 10000 euro l’uno.

Uno scandalo che continua a perpetuarsi in questo tempo di gravissima crisi economica e sociale riguarda infatti gli stipendi dei politici italiani che sono i più alti d’Europa con un rapporto di 6 a 1 rispetto al reddito medio procapite.

Quando si chiedono sacrifici economici ai cittadini, sono i politici i primi a dover dare l’esempio, non come ora mantenendo privilegi che sono uno schiaffo in faccia ai tanti italiani sempre più poveri e senza garanzie.

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terremoto

di Fulvia Bandoli

Mentre la televisione rimanda immagini che sembrano quelle successive ad un bombardamento, tra una telefonata e l’altra ad amici e compagni che vivono in Abruzzo per sapere se sono in salvo, il dolore per le vittime, per i feriti e per coloro che non hanno più un tetto sotto il quale stare , provo a mettere in fila pensieri e proposte. Stando distante dalle polemiche che sarebbero offensive verso chi sta soffrendo così tanto e non porterebbero sicuramente pensieri lucidi.

Mi avvalgo solo di quel che sappiamo da tanti anni : il territorio italiano è tra i più fragili d’Europa e tre sono le calamità che più lo hanno colpito nell’ultimo secolo e anche in quelli precedenti. I terremoti , le alluvioni, le frane. Mentre penso all’Abruzzo che ho visto solo in televisione mi tornano alla mente la frana di Sarno, il terremoto in Friuli, o quello delle Marche e dell’Umbria, le molte alluvioni in Piemonte. E andando più indietro ancora negli anni.. l’alluvione di Firenze, il terremoto dell’Irpinia, la frana di Soverato, che invece ho purtroppo avuto modo di vedere tutte di persona.

Ogni volta sgomenti e atterriti abbiamo detto che non poteva accadere più, che non dovevamo permetterlo. Che non potevamo prevedere terremoti e alluvioni ma avevamo il dovere di salvare la vita umana, i beni culturali e il territorio con opere serie di prevenzione. Dopo i giorni del lutto e del dolore verranno quelli della riflessione e delle proposte e magari anche quelli delle polemiche ( poco utili).

Non potendo personalmente fare oggi , 6 Aprile, nulla di concreto, forse è utile mettere di nuovo in fila le cose. Con un impegno poco gridato ma solenne. Questa è l’ultima volta che mettiamo in fila le cose da fare….da domani lavoreremo perché siano fatte. Esigeremo che siano fatte. E se non avremo impegni chiari non staremo in giunte locali che rallentino o tradiscano quegli impegni. L’unico modo di prevenire danni enormi provocati da eventi sismici è quello di mettere in sicurezza gli edifici costruiti prima del 1980 ( prima cioè dell’entrata in vigore delle norme antisismiche) e sono tantissimi, a cominciare dalle scuole e dagli ospedali che si trovano ( secondo la carta nazionale del rischio sismico) in area 1 e 2 ma anche in area 3 e 4 per arrivare alle case e ai monumenti. E vanno controllati anche gli edifici più recenti perché troppo spesso sono stati costruiti non rispettando quelle norme. Mettere in sicurezza vuol dire in tanti casi rafforzare stabili ed edifici ma in altri casi rifare, ricostruire, ripristinando la stabilità in modo strutturale. Un’altra cosa essenziale sono i piani di evacuazione per le aree fortemente a rischio , misura anch’essa necessaria.

Per quel che attiene invece il rischio alluvioni e frane anche qui sappiamo da tempo quel che si deve fare : rinaturare corsi d’acqua spesso deviati o tombinati, riforestare con alberi di un certo tipo, rifare le reti idrauliche, fognarie e di scolo, spostare insediamenti civili o industriali costruiti colpevolmente nelle aree di esondazione dei fiumi,evitare ulteriori cementificazioni e impermeabilizzazioni di altri terreni agricoli.

La messa insicurezza degli edifici nelle aree sismiche e il riassetto idrogeologico del territorio sono le due opere pubbliche più urgenti, importanti e strutturali per il nostro paese. Lo sono da oltre sessant’anni e purtroppo non vedono la luce.

E’ una spesa enorme ( dicono alcuni) ma si potrebbe obiettare che averla rinviata sempre l’ha resa ancora più grande… ma se la rapportiamo a quanto abbiamo speso in questi ultimi 80 anni per intervenire dopo i terremoti e dopo le alluvioni e le frane sono certa che la cifra è notevolmente minore di quella spesa per riparare i danni a posteriori. E le vite perdute comunque non si ripagano mai in alcun modo.

Si tratta di due opere civili nel senso alto della parola. E a proposito di sicurezza si tratta di darla, finalmente e stabilmente ,a milioni di persone.

La proposta che avanzo è semplice e chiara : se queste che ho detto sono le opere pubbliche più urgenti ( e lo sono) e se per fare queste opere si mette in moto lavoro e occupazione( e si mette in moto) allora bisogna chiedere, per cominciare, che le risorse pubbliche destinate al Ponte sullo Stretto di Messina vengano stornate immediatamente in queste due direzioni. E che altre risorse pubbliche e anche private vengano reperite al più presto. Non mi metto neppure a contestare l’utilità del Ponte, i costi , l’impatto ambientale e via di seguito. Mi limito a dire che rispetto alle due più grandi opere pubbliche che ho indicato il Ponte sullo Stretto non è una priorità e può essere rinviato prima e anche annullato se sarà necessario.

Un paese che frana, si allaga, e crolla sotto terremoti è una paese arretrato e insicuro . Infelice e ingiusto verso milioni di cittadini che vivono da decenni nella paura. Perché nel 2009 le cosiddette calamità naturali forse non si possono ancora prevedere ma si possono sicuramente prevenire.

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UN ALTRO PAESE ESISTE

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di Claudio Fava

La grande partecipazione alla manifestazione della Cgil dimostra che esiste un altro Paese, quello che il governo Berlusconi e la Confindustria non raccontano, e che interpreta il lavoro non solo in chiave di mercato ma come diritto di cittadinanza. Un altro Paese che crede nei diritti, nell’uguaglianza, nella solidarietà. Un Paese che sta pagando un prezzo pesante alla crisi economica e sociale provocata da altri.

In piazza oltre a tutta la sinistra c’era anche un pezzo del Partito Democratico, dopo le titubanze degli ultimi giorni è un passo in avanti.

Comunque passata la mobilitazione popolare, verificheremo presto la coerenza del Pd da come si comporterà nelle aule parlamentari se intende contrastare davvero il centrodestra o se è solo propaganda.

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Anziché affrontare il problema alla radice, il Governo sostenuto da Confindustria vuole restringere le libertà dei lavoratori sancite dalla Costituzione: il diritto di sciopero, il testo unico sulla sicurezza del lavoro, lo Statuto dei lavoratori, la previdenza pubblica. Si preoccupa soltanto di cementificare l’Italia, chiudere la scuola pubblica, fomentare il razzismo. Intanto 400.000 precari della pubblica amministrazione non saranno stabilizzati, centinaia di migliaia persone sono in cassaintegrazione, moltissimi perderanno il lavoro.

Sarebbe questa la soluzione? Scaricare la crisi sul lavoro e sull’ambiente? L’accordo separato non risolve nulla, ma serve a isolare la Cgil e imbriglia il sindacato, mette i lavoratori l’uno contro l’altro, per tenere basse le retribuzioni e negare diritti.

Per uscire dalla crisi senza drammatiche conseguenze sociali le soluzioni sono altre:

Un piano di risorse pubbliche per bloccare tutti i licenziamenti

Il rinnovo e la stabilizzazione dei contratti a termine

L’allargamento e detassazione della cassa integrazione

Più investimenti in settori innovativi

Il potenziamento della ricerca e della scuola pubblica

La tutela delle pensioni

Meno tasse sul lavoro, maggiori sulla rendita

Nuove norme per la rappresentanza sindacale perché possano decidere i lavoratori.

Per tutte queste ragioni Sinistra e Libertà lancia un appello a tutti i cittadini per essere in piazza con la Cgil e i lavoratori a Roma Sabato 4 Aprile

I GRANDI POTERI ECONOMICI SONO LA CAUSA DELLA CRISI. DICIAMO NO, PER DIFENDERE LA DEMOCRAZIA DI TUTTE E TUTTI

SENZA LE LAVORATRICI E I LAVORATORI NON SI ESCE DALLA CRISI.

 

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